Lotta al Covid, i pericoli dell’ultimo miglio
La somma fra la capacità di resistere al virus durante il Conte II e
l’efficacia nell’aggredirlo con Draghi ci dice che questi venti mesi
hanno fatto venire alla luce – superando difficili crisi – una coesione
fra cittadini ed istituzioni che è alla base dello spirito repubblicano a
cui si ispira la nostra Costituzione.
È questa coesione che ha generato l’antidoto ad un populismo che fino
all’arrivo della pandemia sembrava inarrestabile nel nostro Paese. E se
qualche leader populista nazionale o autocrate straniero ha pensato che
la pandemia sarebbe stata il colpo di grazia per le nostre istituzioni
democratiche già in crisi di fiducia, ora si deve ricredere: anziché
collassare, il Paese si è risollevato e rafforzato. Dimostrando, una
volta ancora, che la democrazia rappresentativa seppur per definizione
imperfetta resta il migliore dei sistemi possibili per garantire
sicurezza, benessere e diritti ai propri cittadini. È anche questo il
messaggio che arriva dalla grande dimostrazione democratica avvenuta ieri (sabato 16 ottobre) a Roma.
Ma essere in procinto di sconfiggere la pandemia non significa aver già
vinto. Come insegna Yogi Berra, il grande campione italoamericano di
baseball “non è finita, finché non è finita”. E c’è ancora qualcosa che
può andare storto nell’ultimo miglio anti-virus che abbiamo davanti. Il
primo e più evidente pericolo viene dalle frange estremiste, di ogni
colore e matrice, che tentano di sfruttare i No Vax per far sopravvivere
populismo e sovranismo nella forma più radicale, portando la sfida alle
istituzioni fino oltre la linea rossa dell’uso della violenza, come
dimostrato dall’assalto di sabato scorso (9 ottobre) alla sede della Cgil a Roma.
Poiché sovranisti e populisti in ultima istanza vogliono delegittimare le istituzioni democratiche, non deve sorprendere se, trovandosi in evidente difficoltà, si riducono a compiere le scelte più pericolose per tentare di non scomparire del tutto. Questo significa che le prossime settimane saranno ad alto rischio perché sovranisti e populisti hanno un evidente interesse ad evitare la vittoria dello Stato sul Covid 19 ma il tempo gioca oramai contro di loro.
C’è anche un secondo pericolo, più politico, che incombe sul Paese:
l’elezione presidenziale a inizio 2022 rischia di rompere la coesione
istituzionale legata alla simultanea presenza di Mattarella al Quirinale
e di Draghi a Palazzo Chigi che ha consentito al Paese di mettere sui
giusti binari lotta al virus e ricostruzione economica. Rinunciare a
tale coesione rischia di aprire una fase di forte instabilità dovuta in
primo luogo all’indebolimento delle maggiori forze in Parlamento, M5S e
Lega.
Da qui la necessità di affrontare i rischi dell’ultimo miglio della lotta al virus facendo leva sui risultati più importanti che abbiamo finora acquisito – responsabilità personale dei cittadini e coesione istituzionale – per impostare nel migliore dei modi lo scenario più cruciale dopo il superamento della pandemia: la stabilità della ricostruzione economica sulla base degli accordi europei.
REP.IT
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