Amministrative 2021, Fdi e la campagna da incubo di Meloni. Crosetto: “Qualcosa va cambiato”
Di qui la rabbia degli ultimi giorni, il sentirsi vittima di “una sinistra mai stata tanto cattiva e potente”, di qui la sensazione di un complotto che comprenderebbe persino l’idea di organizzare alla vigilia dei ballottaggi una piazza antifascista, con la presenza leader e candidati del centrosinistra: “Nella manifestazione contro tutti gli estremismi – ha osservato ieri Meloni con un tweet – sventola la bandiera dell’Unione Sovietica, ovvero uno dei regimi più sanguinari della storia dell’umanità”. E in mattinata, al seggio romano, la presidente di Fratelli d’Italia ha rafforzato il concetto. E a chi le chiedeva proprio dell’adunata di San Giovanni, ha risposto: “Mica sono come il Pd che viola il silenzio elettorale”.
Poi, è ovvio, molto dipenderà dall’esito della partita per il Campidoglio, dal destino del suo tribuno Enrico Michetti zavorrato dalle gaffe e da un archivio radiofonico che – gli esponenti di Fdi se ne sono accorti tardi – era troppo pieno di scivolosi riferimenti a Hitler, ebrei, persone di colore. È una gara, quella per la successione a Raggi, dalla quale Giorgia Meloni ha tutto da perdere, perché giunge in cima a un percorso di lenta ma crescente ascesa: 1,96 per cento alle Politiche 2013, 3,67 alle Europee 2014, 4,35 alle Politiche 2018, 6,5 alle Europee del 2019, quindi un boom che nei sondaggi collocherebbe oggi Fdi al 20 per cento, con la palma di primo partito. La Capitale, la sua città, potrebbe consolidare l’ascesa di Meloni o farle conoscere la prima sconfitta di una carriera sinora di successo. È già pronta a mettere le mani avanti, la presidente: “Con la bassa affluenza prevista – faceva sapere nei giorni scorsi – sarà difficile sostenere la tesi di un cambio di rotta politico”. Comunque finisca, un cosa Meloni la sa già: per un futuro istituzionale dovrà scacciare le ombre nere che hanno macchiato questa corsa alle urne.
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