Con il voto nelle città s’è aperta una fase diversa

La sensazione, tuttavia, è che la lealtà nei confronti del governo Draghi e l’europeismo facciano del partito di Letta un polo di attrazione anche per gli alleati: sebbene a volte soffocante. Così, un grillismo ormai residuale può accreditare, grazie alla vicinanza col Pd, qualche cromosoma europeista. Il centrodestra, invece, si trova in una situazione opposta e più complicata. In parte, dipende dal fatto che Lega e Fi sono al governo, FdI all’opposizione. Molto, dalla difficoltà di Salvini di fare una scelta chiara tra l’appartenenza alla coalizione di Draghi e il richiamo dell’estremismo di Meloni.

Ma ancora di più, l’ipoteca negativa è rappresentata dall’incapacità di compiere un ripensamento della propria collocazione europea. Carroccio e FdI rimangono ancorati a un arcipelago populista composito quanto aggressivo; e destinato all’isolamento. E il loro euroscetticismo rumoroso e intermittente finisce per indebolire le posizioni filo-Ue di Berlusconi. Tanto che viene da chiedersi se la mancata sterzata europeista dipenda da un difetto di volontà, o dall’impossibilità di Salvini e Meloni di cambiare pelle, valori e identità.

Il saldo è comunque negativo. L’oscillazione tra governo e opposizione, i dispetti, le candidature tardive e di compromesso hanno fatto in modo che la destra mantenesse ai ballottaggi l’elettorato del primo turno, senza però oltrepassare un recinto culturale e percentuale che la condanna alla sconfitta. Più che a una collezione di errori, si è assistito a un’occasione gigantesca buttata via. Città come Roma, Torino, Napoli erano più che contendibili: al punto che cinque anni fa, nelle prime due aveva vinto il Movimento Cinque Stelle.

L’adagio più diffuso è che le elezioni politiche non ricalcano quasi mai quelle locali. Difficile negarlo. Eppure, in una stagione di grandi cambiamenti, il centrodestra sembra scoprirsi meno attrezzato della sinistra a capire quanto sta succedendo. Non basta definirsi o perfino essere maggioranza politica in Italia, se poi non si è in grado di esprimerla e di mostrare senso di responsabilità e capacità di governo. Il pericolo trasversale che si staglia sullo sfondo è di trasformare l’astensionismo in rabbia; e di illudersi di cavalcarlo a proprio vantaggio.

CORRIERE.IT

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