Cacciari: “Draghi saluti il Colle, Cartabia è la sola scelta”

I Cinque Stelle dell’uno vale uno non avevano posto fine a questo sistema avvelenato?
«Figuriamoci, lo hanno riprodotto più e meglio degli altri appena entrati a Montecitorio».

Anche Draghi è un Cincinnato?
«Mi pare evidente. Ma non è il primo. Si ricorda Scalfaro che sceglie Dini nel 1995?».

Ricordo. Il Cincinnato è necessariamente un male?
«No. In questa fase per me è un bene. Perché dovrebbe essere male un Cincinnato? Per Roma non lo fu. Poi però tornò la Repubblica, perché se il Cincinnato si stabilizza si finisce nell’Impero».

Da Torino a Napoli, passando per Milano, Bologna, Firenze e Roma, tutte le grandi città sono in mano al centrosinistra.
«È già successo, stiamo attenti per cortesia. E io mi domando a che cosa sia servito. Sono state fatte le riforme per caso? Partiti e movimenti senza idee e senza radici culturali e sociali producono solo la fluttuazione dei voti. Siamo un Paese diviso in tre».

Non mi è chiaro.
«Un terzo degli aventi diritto va a votare a prescindere. Sono quelli che hanno bisogno di un Paese governato. Se c’è Draghi bene, se c’è Renzi pazienza, se c’è Berlusconi due volte pazienza. L’importante è che ci sia qualcuno alla guida. Un altro terzo cambia idea a seconda delle circostanze. E poi c’è il famoso terzo, che si sta ingrossando, alla ricerca di reddito e occupazione».

Non sono loro, gli esclusi, la ragione sociale della sinistra?
«Non necessariamente. La destra sociale esiste da sempre. In Italia e in Europa».

Conte è finito ancor prima di cominciare?
«Assolutamente no. Però deve insistere con questa linea del tutto convergente con quella di Letta. È la sola possibilità del Movimento 5 Stelle se non vuole ridursi a una frangia di protesta destinata a essere travolto da una ondata omerica poco profumata».

E il Pd perché dovrebbe starci?
«Perché non ha nessuna scelta neppure lui. Senza intesa con i 5 Stelle, alle politiche il Pd perde, perché dall’altra parte un accordo lo trovano».

Meloni ha già chiesto un incontro a Lega e Forza Italia.
«Appunto».

Yo soy Giorgia. Ha perso male?
«Ha sbagliato i candidati. Non solo lei a dire il vero. Con scelte diverse avremmo visto risultati diversi. A Trieste, per esempio è andata così. Però una cosa bisogna che la capisca: a Salvini non porterà mai più via altri voti».

Salvini e Meloni sono inadatti al governo del Paese, come dice Berlusconi?
«Lo sono tout court ma soprattutto, come sanno anche loro, non governi l’Italia senza la simpatia e la stima degli arcani imperi europei e internazionali. E loro non ce l’hanno».

Salvini è ancora il leader della Lega?
«Sì, ma dimezzato. Questo voto lo ha davvero massacrato. Ora dovrà sedersi al tavolo con Giorgetti e i governatori del Nord, da Fedriga a Zaia».

Secondo la destra, la campagna elettorale è stata una battaglia nel fango.
«Parliamo dell’assalto di Forza Nuova alla Cgil e della manifestazione in Piazza San Giovanni?».

Di quello.
«Fatti che hanno inciso pochissimo, anche se certamente non li hanno aiutati. Sono stati solo la ciliegina sulla torta del disagio di cui parlavamo prima. E ribadisco che, alle politiche, le logiche saranno molto diverse da quelle di oggi. Le tre gambe del centrodestra torneranno a camminare insieme».

Oggi Draghi è più forte?
«Dipende. Se vuole fare il presidente della Repubblica direi di no. A questo punto gli tocca continuare, perché certamente la legislatura va avanti fino alla fine».

Al Pd non verrà voglia di tornare subito al voto?
«Ma figuriamoci. Letta è tutto fuorché scemo».

Se Draghi resta a Palazzo Chigi chi sale al Colle?
«Se sono intelligenti, si mettono tutti quanti assieme appassionatamente e votano una donna tra gli applausi unanimi degli osservatori».

Chi?
«Marta Cartabia. Mi pare l’unica possibilità. Mi auguro bene che il Pd non accetti di votare Casellati».

Casini e Veltroni no?
«In Italia ne abbiamo viste di tutti i colori. Magari ci capita anche questo. Io spero che sia una donna».

Professore, un’ultima cosa. Dopo il voto di ieri l’Italia è migliore o peggiore di prima?
«Sempre la stessa, non si preoccupi». 

LA STAMPA

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