Domenico Arcuri “basito” davanti ai pm. L’interrogatorio sul caso mascherine: Benotti “parlava di portami in Vaticano”
Si dice “basito”, Domenico Arcuri, per la commissione monstre da 12 milioni finita agli intermediari della vendita delle mascherine per cui è indagato. L’ex commissario all’emergenza covid è stato interrogato dai magistrati per più di tre ore e, insieme al suo avvocato Grazia Volo, ha ricordato i giorni tragici della prima ondata. “Eravamo disperati” dice Arcuri, perché c’era una “guerra commerciale devastante” per trovare mascherine anti-Covid. Nell’interrogatorio Arcuri difende la scelta di aver accettato l’offerta di Mario Benotti, giornalista-imprenditore, sponsor di una ditta cinese. Arcuri, è indagato dalla Procura di Roma nell’ambito di quella fornitura di mascherine provenienti dalla Cina e finite al centro dell’inchiesta in cui sono indagati tra gli altri il giornalista Rai in aspettativa, Mario Benotti, Andrea Vincenzo Tommasi ed Edisson Jorge San Andres Solis. Per il manager le accuse sono peculato e abuso d’ufficio. L’ex commissario straordinario è indagato anche per corruzione ma per questa accusa la Procura ha chiesto l’archiviazione.
L’attenzione dei pm si concentra sui 12 milioni di euro finiti a Benotti e ai suoi soci. “L’importo noto mi lascia basito forse più di voi”, ammette Arcuri che secondo l’accusa avrebbe accettato di pagare di più. “Per me erano dei promotori o procacciatori d’affari che operavano nell’interesse delle aziende esportatrici. Non avevo necessità di mediatori. Avevo fatto divieto di sottoscrivere contratti con soggetti diverse dalle aziende. E non si pagano acconti a nessuno, neppure sotto tortura” le parole del”ex commissario davanti ai magistrati riportate dal Corriere della sera.
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