Ballottaggi, Meloni e il messaggio agli alleati: “Perdiamo perché la coalizione è divisa sul governo”
di Emanuele Lauria
ROMA – È pronta a sedersi al tavolo e dire in faccia ai leader alleati che “così non si può andare avanti”: “Il centrodestra non può avere tre posizioni differenti”, sibila Giorgia Meloni, che nel giorno di una battuta d’arresto che vede soprattutto lei sul banco degli imputati, prova a prendersi le redini della coalizione. E la briga di indicare a Berlusconi e Salvini sia gli errori commessi che la strada da seguire. Sono le sei e un quarto e la leader di Fdi sceglie la sede storica di via della Scrofa per assumersi la responsabilità del rovescio in modo più netto di quanto, pochi minuti prima, abbia fatto in Calabria Matteo Salvini che si lambicca sulle vittorie in periferia per nascondere il peso di un 5-0 a favore del centrosinistra, di ballottaggi da cui soprattutto i sovranisti escono con le ossa rotte. “Abbiamo perso e ne siamo consapevoli”, dice Meloni, che parla però di sconfitta, non di debacle. Ma il passaggio principale di una lunga conferenza stampa è l’invito a un vertice immediato per ridefinire “l’orizzonte, la prospettiva, il progetto politico della coalizione”. “Rimane un tema che ci penalizza – scandisce – i tre partiti hanno tre posizioni differenti. È evidente che soprattutto nel momento in cui un pezzo del centrodestra governa insieme al centrosinistra, ciò rende difficile creare un’alternativa chiara e provoca disorientamento nell’elettorato del centrodestra, soprattutto nel secondo turno”. Parole scagliate come pietre: “C’è un problema di identità complessiva della coalizione”.
È un messaggio inviato soprattutto alla Lega, che su fisco e reddito di cittadinanza ha alzato i toni. Un appello alla parte non governativa del Carroccio, quella che soffre la convivenza con Pd e M5S. E infatti Meloni, sul punto, non la manda a dire: “Non so quanto sia utile stare al governo per fare quello che vuole il centrosinistra”. La presidente di Fdi ci prova appena, a sollecitare uno strappo, pur sapendo che è difficile che il Carroccio oggi possa ritrovarsi su un eventuale addio a Draghi. Tantomeno Forza Italia che anzi addebita la sconfitta al derby elettorale della coppia sovranista e agli eccessivi attacchi degli alleati a Palazzo Chigi. Il punto di caduta, prova a spiegare Ignazio La Russa, potrebbe essere un “maggior coordinamento del centrodestra, anche un intergruppo parlamentare che ci porti finalmente a proposte coese. A partire da quella per il Quirinale”. E la sfida che viene lanciata è quella di sostenere la candidatura di Draghi al Colle per andare alle Politiche già in primavera. Anche questa è una via d’uscita difficile ma sarà comunque indicata nel vertice di coalizione con Salvini e Berlusconi che dovrebbe tenersi entro la settimana. E sul tavolo ci sarà pure la mozione di sfiducia alla ministra Lamorgese. “Siamo ancora in tempo per prenderci una rivincita alle Politiche”, insiste Meloni.
Un’altra autocritica mette sul piatto Giorgia Meloni: “Consiglio anche di ripartire da profili politici perché le campagne aggressive dei nostri avversari purtroppo non aiutano chi vorrebbe solo parlare dei problemi, senza far parte della lotta nel fango”. Non è, precisa, una sconfessione di Enrico Michetti che la leader ha fortemente voluto a Roma, ma una questione di contesto cambiato: “Abbiamo dovuto affrontare una campagna indegna, piena d’odio, passata per la criminalizzazione del centrodestra: per questo genere di competizioni ci vogliono figure più esperte”. È convinta, Meloni, che l’astensionismo sia frutto “di un clima pesante che ha spaventato molti elettori”.
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