Covid, duecento morti al giorno: costa caro al Regno Unito lo stop a mascherine e pass
dal nostro corrispondente Antonello Guerrera
LONDRA – Duecentoventitré morti di Covid ieri in Regno Unito. Non accadeva dallo scorso marzo dopo l’annuncio del terzo lockdown totale di Boris Johnson. A Downing Street cresce l’inquietudine: “Seguiamo costantemente la situazione”, afferma il portavoce del primo ministro. Ma Johnson si mostra ancora tranquillo con i ministri: “La nostra strategia terrà sotto controllo il virus anche in autunno e inverno”.
Sarà davvero così? Il liberi tutti del luglio scorso del leader potrebbe
subire l’ennesimo dietrofront. Oggi il Regno Unito è il Paese europeo
con meno restrizioni dei grandi d’Europa. Obbligo di mascherine rimosso
dopo la gazzarra dell’ala tradizionalista del partito conservatore. Per
la stessa ragione, ogni progetto di Green Pass è stato accantonato, in
un Paese culturalmente avverso, dove non esistono neanche le carte di
identità. Infine, il distanziamento è un lontano ricordo: ogni giorno ci
sono assembramenti monstre, di ogni tipo. Stadi, concerti, bar,
discoteche da mesi accolgono clienti e spettatori alla massima capacità,
senza alcun filtro preventivo, che sia lo status vaccinale, o un test, o
una mascherina.
E così, i casi di coronavirus sono riesplosi nelle ultime settimane
oltremanica. Solo ieri 43.738 (su circa un milione di test), per un
totale di 312.231 complessivi negli ultimi 7 giorni, ossia 43.646 in più
rispetto alla settimana precedente (+16,1%). Ma questo non sembra
turbare più di tanto i britannici che, come replicò Johnson alla Camera
dei Comuni nel settembre 2020 a una domanda sulle rigorose restrizioni
in Germania e Italia, “storicamente amano la libertà”. Uno studio del Financial Times
dimostra come nel Regno Unito la tendenza a indossare la mascherina sia
molto più bassa rispetto ad altri Paesi (sei volte in meno rispetto a
Italia e Spagna) e così il distanziamento (2,5 volte in meno).
L’aumento sensibile dei casi di coronavirus in Uk è dovuto anche ad
altri due fattori. Il primo: nonostante una copertura vaccinale molto
estesa (86% con almeno una dose della popolazione con più di 12 anni,
79% due dosi), i giovani sono molto restii a vaccinarsi: in Inghilterra
siamo al 10% dei teenager, con picchi negativi del 5%, mentre in Scozia
si arriva al 50%. Non a caso, il numero di nuovi casi di coronavirus è
in buona parte di studenti di medie e superiori, oltre ad anziani a
stretto contatto con scolari. Il secondo motivo è che l’immunità,
soprattutto in anziani e più vulnerabili, sta scemando prima che in
altri Paesi, perché il Regno Unito ha iniziato a vaccinare prima di
tutti in Europa. È inoltre noto che la diffusione del virus favorisce le
sue mutazioni. Sotto osservazione degli scienziati inglesi ora c’è la
AY.4.2., una sorta di “Delta plus”, che per ora interessa il 6% dei
casi. Sembrerebbe del 10% più trasmissibile e resistente, anche se non è
stata ancora classificata come “variante preoccupante” dagli esperti.
Pages: 1 2