Quei conti senza il voto
Ci sarebbe poi, come difetto della suggestione ursuliana, l’idea di adottare, ancora una volta, l’ennesima, un sistema elettorale scelto per favorire l’esito voluto dalla maggioranza che lo approva. E destinato perciò stesso ad essere mutato non appena sarà finita l’attuale emergenza. È una peculiarità — quella di modificare ogni tre o quattro anni il sistema di voto in funzione dei risultati auspicati da chi decide il cambiamento — che ci rende unici al mondo. Unicità che fin qui mai si è tradotta in invidia. Nessuno, in preda a un raptus di ammirazione, ce li ha copiati i nostri sistemi elettorali. Strano, dal momento che non sono stati pochi.
C’è infine un ultimo, trascurato, problema. D’accordo, siamo una repubblica parlamentare e i governi li decidono capo dello Stato e Parlamento. Ma l’idea di non volere più coinvolgere, neanche marginalmente, il corpo elettorale nella scelta di chi ci dovrà guidare e di aver come unica missione quella di determinare i rapporti di forza tra i partiti, potrebbe rivelarsi poco adatta a combattere l’astensionismo e a riavvicinare gli elettori alla politica. A maggior ragione se a chi è destinato a guidare il futuro governo sarà risparmiato l’onere della propria candidatura.
La sinistra e il centro hanno già commesso un peccato in questo senso nel 1994 quando tennero di riserva Carlo Azeglio Ciampi, non disponibile a candidarsi, e opposero al debuttante Silvio Berlusconi un improbabile (come capo del governo) Achille Occhetto. Berlusconi ebbe un clamoroso successo e fu in grado di dar vita ad un governo forse anche in virtù della sia pur indiretta investitura popolare. La sinistra, a quei tempi, capì la lezione e si riprese due anni dopo quando riuscì anch’essa ad offrire al proprio elettorato un candidato autentico per la guida di un esecutivo: Romano Prodi.
Dopo oltre un decennio in cui il nostro Paese non ha più beneficiato di questo genere di investiture indirette e che — forse anche per effetto di ciò — ha dovuto faticosamente digerire diverse ondate antisistema, sarebbe consigliabile una certa prudenza prima di avviarci lungo la via del coinvolgimento del corpo elettorale solo per chiedergli di confermare lo stato di cose esistente.
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