Csm, slitta il vertice. Cartabia alla maggioranza: “Riforma urgente, il Quirinale la sta sollecitando”
di Liana Milella
ROMA – La terza gamba delle riforme sulla giustizia, quella sul Csm, ripartirà solo la prossima settimana. L’incontro previsto tra i partiti della maggioranza e la ministra della Giustizia Marta Cartabia è saltato per via delle mozioni sul fascismo e sullo scioglimento di Forza nuova in votazione alla Camera. Convocata alle 15, la riunione era slittata alle 17. Ma a quel punto, in collegamento, c’erano solo Pierantonio Zanettin di Forza Italia e Enrico Costa di Azione. Anche se nel primissimo pomeriggio Cartabia aveva incontrato i due relatori del ddl Csm, il dem Walter Verini ed Eugenio Saitta di M5S. La Guardasigilli, ai due deputati collegati in video, ha detto poche ma decise parole: “La riforma del Csm è urgente. A sollecitarla è stato il presidente della Repubblica”. Da qui l’appuntamento alla prossima settimana, stavolta rigorosamente in presenza.
La Guardasigilli è ben decisa a spingere il pedale dell’acceleratore. Lo ha detto venerdì scorso parlando davanti alla platea dell’Anm subito dopo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Un’affermazione secca, la sua: “È necessario portare a termine la riforma in tempo utile in vista del rinnovo del Csm”. E già, perché l’attuale Consiglio scade a luglio 2022, visto che i primi 16 togati erano stati eletti nel luglio del 2018. Era la prima settimana del mese, e nessuno avrebbe potuto mai imaginare che questa sarebbe stata la consigliatura più difficile nella storia di palazzo dei Marescialli. Il caso Palamara – consigliere nel precedente Csm – esplode il 29 maggio del 2019. Si dimettono cinque togati. Poi un sesto. Sono necessarie tre elezioni suppletive. Mentre c’è chi preme per mandare a casa tutto il Consiglio, la linea del Colle è che prima di eleggerne uno nuovo sia necessario cambiare la legge elettorale. Proprio per bloccare la correntocrazia.
Marta Cartabia ha già fatto le sue mosse. In primavera aveva affidato al costituzionalista Massimo Luciani la stesura di una prima possibile modifica.
Poi, in questi mesi, lei stessa ha elaborato le sue idee. Che, come ha detto venti giorni fa al congresso di Area, la corrente di sinistra delle toghe, partono da un punto, “la crisi di fiducia per una magistratura con uno scarso tasso di indipendenza”. “La fiducia si perde in un istante, ma poi si guadagna goccia a goccia” dice Cartabia che aggiunge: “Se la fiducia è logorata, non confidiamo in un effetto taumaturgico delle riforme”. Riforme che però, in questo momento storico, non possono prescindere da quanto è avvenuto. Cartabia cita le parole di due magistrati, da una parte Giovanni Falcone, dall’altra Antonino Scopelliti, entrambi trucidati dalle mafie. Diceva Falcone che “l’indipendenza della magistratura, se non è accompagnata dall’efficienza del suo servizio nel rendere giustizia, diventa un privilegio”. Mentre Scopelliti parlava dei “magistrati laboriosi che lavorano con la testa tra le mani”. E Cartabia, per mettere mano alla riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario parte proprio da questa immagine, dalla “magistratura laboriosa”, quella che racconta di incontrare nelle corti di Appello che via via sta visitando, Milano, Venezia, Napoli, Bari, Catania, Firenze, Perugia. Una magistratura che definisce “animata da grande passione, consapevole del momento storico che stiamo attraversando”. E dunque, dice la ministra. “i fatti sconcertanti ci sono, ma non devono abbagliarci, e farci distogliere lo sguardo dai 10mila magistrati laboriosi che lavorano con la testa tra le mani”. Il dossier
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