Pensioni con quota 103, stretta sul Reddito, taglio delle tasse: le nuove scelte del governo
di Federico Fubini
Il premier Mario Draghi con i ministro dell’Economia Daniele Franco
Più passano i giorni più diventa chiaro che una grande incognita della legge di Bilancio da varare questa settimana non riguarda le pensioni di oggi, né il Reddito di cittadinanza, né il taglio delle tasse. Riguarda, piuttosto, ciò che deciderà il sistema politico una volta completata la transizione in uscita da Quota 100 nei prossimi anni. La posta di questo passaggio è anche qui. Perché nessuna delle principali forze di maggioranza si sta esponendo per un ritorno al sistema com’era prima che nel 2019 il governo M5S-Lega creasse l’opzione fino al 2021 di ritirarsi prima con pieni diritti previdenziali a 62 anni di età e 38 di contributi. Tutti i partiti o quasi hanno lasciato soli il premier Mario Draghi e i suoi tecnici a progettare un ritorno del sistema pensionistico verso la sostenibilità finanziaria, l’equità fra generazioni e a un’economia in cui non manchi manodopera mentre entro il 2040 il Paese perderà quasi sei milioni di persone in età di lavoro per il declino demografico.
Questa è una delle spade di Damocle: la tentazione dell’intero spettro dei partiti di guardare di nuovo al consenso di breve termine, quando la transizione messa in cantiere in questi giorni finirà e sarà in carica un altro governo. Il tentativo di rendere meno probabile un’altra controriforma farà parte dei calcoli, in questi giorni. Così sarà anche per l’obiettivo di frenare l’espansione continua delle platee del Reddito di cittadinanza, tramite una stretta in entrata e più vincoli in uscita. Senza queste precauzioni, rischia di diventare difficile sostenere negli anni il taglio di sette miliardi delle tasse sui redditi personali che il governo vuole avviare da subito.
Nel 2021 il costo del sussidio dovrebbe salire a una cifra fra 8,5 e 9 miliardi di euro, perché il numero dei beneficiari ha continuato a salire malgrado il rimbalzo dell’economia e la creazione di oltre 500 mila posti. Le famiglie beneficiarie ad agosto sono state il 5,7% in più rispetto all’anno scorso: 1,67 milioni di nuclei che includono circa 3,8 milioni di persone (oltre un milione in più rispetto al 2019). L’analisi dei dati rivela che probabilmente le frodi sono frequenti.
Per prevenirle, la legge di bilancio dovrebbe stabilire più controlli ex ante per chi richiede il sussidio.
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