Berlusconi e il Quirinale, la caccia a 50 voti. Il leader di FI: posso essere utile, farò ciò che serve al Paese
di Paola Di Caro e Cesare Zapperi
L’ex premier colloca Forza Italia saldamente tra i moderati ma «il centro comporta una scelta di campo, è alternativo alla sinistra e distinto dalla destra». I ministri azzurri: «Non ci faremo dettare la linea da Matteo Salvini»
Pensa al Quirinale? «Penso che Silvio Berlusconi può essere ancora utile al Paese e ai cittadini italiani, vista la stima che ancora mi circonda in Europa. Vedremo cosa potrò fare, non mi tirerò indietro, e farò quello che potrà essere utile per il nostro Paese». Silvio Berlusconi completa la due giorni di centralità mediatica e, dopo l’intervista al «Corriere della Sera» , mette a punto la sua linea al convegno di Gianfranco Rotondi. Lo fa piazzando la sua Forza Italia saldamente tra i moderati, ma «il centro — dice — non è affatto equidistanza, comporta invece una scelta di campo, è alternativo alla sinistra ed è anche chiaramente distinto dalla destra. Un centro che deve essere l’elemento trainante di un centrodestra di governo».
Parole che scaldano il cuore dei suoi — da Anna Maria Bernini ad Antonio Tajani — ma che lasciano il segno, come quelle private. Raccontano infatti che — prima di richiamare pubblicamente all’ordine i ministri azzurri «ribelli» e di far capire agli alleati che non è ancora il loro turno per guidare la coalizione — Berlusconi sabato abbia telefonato sia a Giorgia Meloni che a Matteo Salvini. Un modo per rassicurarli, per garantire che non ci sono manovre in atto e per confermare che «ci muoveremo uniti». Non si sa se nei colloqui avrà avuto modo di ribadire quello che da settimane ripete ad interlocutori fidati: per il Quirinale , obiettivo «non impossibile», serve non perdere voti a destra e guadagnarne «una cinquantina» nel centrosinistra, grazie a un atteggiamento responsabile, serio e non estremista. È una battaglia che va giocata, ripete, anche con un’arma che altri candidati non hanno: lui è l’unico, avrebbe rivelato, che salendo al Colle potrebbe permettere a Draghi di continuare a governare per un paio d’anni, dopo i quali anche per ragioni d’età, gli lascerebbe il posto.
Più un pensiero fra i tanti che una strategia, ma fa capire quanto — come dicono tanti nel centrodestra — le mosse del Cavaliere vadano lette molto in ottica di corsa al Quirinale. Lo pensa Giorgia Meloni, che descrivono non esattamente contenta delle uscite del Cavaliere, ma realista: fino a febbraio bisognerà aspettarsi altre uscite in cui tratterà i due alleati come ragazzini che devono ancora imparare per bene le buone maniere. Il bisogno di guadagnare consensi anche al centro, ragionano in FdI, porta Berlusconi a mostrarsi a volte distante da Meloni e Salvini, a volte totalmente in linea per non perderli, anche se, commenta Ignazio La Russa «mai dimenticarsi che nei momenti che contano Berlusconi è sempre stato bipolarista, ha saputo spaccare in due la politica».
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