Berlusconi e il Quirinale, la caccia a 50 voti. Il leader di FI: posso essere utile, farò ciò che serve al Paese

Per ora quindi niente repliche. Nemmeno dalla Lega, dove Giancarlo Giorgetti si concentra sul governo Draghi che è «un investimento a lungo termine» mentre tutti preferiscono il silenzio preoccupati piuttosto dalle divisioni in FI. Il timore, dicono, è «la tenuta degli azzurri», a partire dai ministri. Il summit con le due compagini ministeriali di Lega e FI e gli stessi Salvini e Berlusconi rischia di diventare un «incontro di facciata».

D’altronde anche i ministri preferiscono in pubblico il silenzio. Per «rispetto», spiegano, visto che «lealtà e stima» per il Cavaliere non vengono meno. Però la sua accusa di essersi mossi solo per «incomprensioni personali» brucia: «Stiamo facendo politica, i problemi non vanno affrontati affettivamente», fanno sapere. E se è «assolutamente positivo» che Berlusconi abbia ribadito l’appoggio totale a Draghi, il problema resta: «Non possiamo farci dettare la linea da Salvini, né al vertice né noi ministri». Gelmini, Carfagna e Brunetta non prenderanno «ordini»: «Non ci metteremo a fare le barricate su quota 100 o a combattere battaglie sovraniste». Ma lo faranno — assicurano — sempre dall’interno di FI, senza rotture, con una linea: «Il centrodestra non si può ridurre a una competizione tra Salvini e Meloni o perdiamo tutti».

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