Londra, dopo il boom di contagi Johnson fa retromarcia: Green Pass e mascherine al chiuso per l’inverno
Il piano attualmente in atto, quello A, si concentra invece principalmente sulla campagna vaccinale e prevede la somministrazione della prima dose ai ragazzi dai 12 ai 15 anni in salute, un richiamo ai più vulnerabili e l’incoraggiamento al vaccino per chi non l’ha ancora ricevuto. Rimangono poi in vigore le misure di distanziamento in alcuni luoghi, come ospedali e aeroporti, e l’indicazione di effettuare il vaccino antinfluenzale .
Adesso arrivano, però, le pressioni per una rapida applicazione di misure più stringenti e di un’accelerazione del piano vaccinale, che, secondo la cancelliera Rachel Reeves, è «in stallo». ll cancelliere Rishi Sunak, custode della politica economica nel gabinetto Johnson, aveva respinto la necessità di un piano alternativo, dichiarando: «Stiamo monitorando tutto, ma al momento i dati non suggeriscono che dovremmo passare subito al piano B, ma ovviamente terremo d’occhio e i piani sono pronti». Ha aggiunto che il lancio del vaccino è stata la «prima linea di difesa» e che la campagna di richiamo è il modo migliore per proteggere le persone durante l’inverno. In risposta alle critiche sulla gestione della campagna, sabato in Inghilterra erano state somministrate più di 325.000 dosi di richiamo, il record giornaliero più alto mai raggiunto dal Paese. Proprio ieri, inoltre, Johnson aveva lanciato un appello agli over 50 per spingerli a ricevere terza dose del vaccino.
Tuttavia, il principale sindacato medico del Regno, la British Medical Association, la Nhs Confederation, ma soprattutto gli accademici dell’organismo consultivo scientifico di riferimento (Sage) – che assiste proprio i ministri sulla gestione della pandemia – si sono accodati nella richiesta di valutare il via libera immediato ad alcune delle indicazioni previste dal piano B, per evitare il rischio di dover ricorrere a «restrizioni più gravose in seguito». Si tratta di uno dei timori principali di Johnson, specialmente in vista del periodo natalizio. Anche il professor Adam Finn, membro del Comitato congiunto del governo per la vaccinazione e l’immunizzazione (JCVI), citato dalla Bbc, ha dichiarato che il programma di vaccinazione da solo non è sufficiente: «Abbiamo bisogno che le persone utilizzino i tamponi, evitino il contatto con un gran numero di persone negli spazi chiusi, utilizzino le mascherine. Tutte queste cose devono accadere se vogliamo fermare questo aumento e mettere le cose sotto controllo abbastanza presto da fermare il vero tracollo, che potrebbe verificarsi nel bel mezzo dell’inverno».
Le dichiarazioni che arrivano dal mondo scientifico, fino ad ora respinte dal premier, sembrano adesso pronte ad essere accolte. Anche l’Inghilterra potrebbe, quindi, adeguarsi alle restrizioni già adottate da Galles, Scozia e Irlanda, più stringenti sull’uso della mascherina nei luoghi chiusi o nel ricorso più frequente al lavoro da remoto. Il Galles, che ha predetto due scenari, uno in caso di stabilità del Covid e uno più urgente se dovesse verificarsi un aggravarsi dei casi, ha previsto per la seconda opzione la reintroduzione di un lockdown. Anche l’Irlanda del Nord prepara un piano invernale, ipotizzando l’adozione di un passaporto Covid per le situazioni più a rischio, come concerti o discoteche. Già su questa linea è la Scozia, dove gli over 18 devono già dimostrare di essere in possesso della vaccinazione per accedere alle discoteche o ai locali affollati.
LA STAMPA
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