M5S, l’autobiografia di Di Maio: Salvini falso e i dollari di Trump, pensieri e omissioni di un leader politico
Di Battista è sempre descritto come lontano, in viaggio, in partenza, anche se si ricorda come avesse approvato l’idea dell’impeachment e come dopo la fine del Conte 1 fosse favorevole a tornare con la Lega. Parla a lungo delle sue rinunce, Di Maio: la carica di premier persa la prima volta per non aver voluto scendere a patti con Berlusconi e la seconda per non aver voluto credere ancora a Salvini. Quella di vicepremier, lasciata per far nascere il governo col Pd. È come se volesse rinfacciarle a un mondo che lo considera avido di posizioni e di potere. Ci sono parecchi retroscena: un colloquio con Trump alla presenza di Mattarella: “Voi siete con o contro Giuseppi?”. E poi: “Questi erano discorsi per Obama. Per me contano solo i dollari”. Una frase non troppo lusinghiera, eppure azzeccata, di Angela Merkel. La consapevolezza che a salvare il Conte 2 non potevano essere i responsabili, ma un rimpasto di governo fatto prima. Il racconto di quando con Fico va a trovare Grillo per convincerlo a tornare sui suoi passi, dopo l’attacco a Conte. Mischiato alla gioia per un gol di Insigne che è come il presagio di una riconciliazione impossibile. Di Maio vuole spiegare le sue ragioni, riscrivere un pezzo di storia, dimostrare che “si cresce, si cambia”. Uno dei capitoli più rivelatori si intitola – non a caso – “Realpolitik”.
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