La democrazia della scienza
Antonella Viola
Oggi si festeggia in tutto il mondo la giornata della Scienza per la pace e lo sviluppo. Istituita nel 2001 dall’Unesco, la giornata ha lo scopo di promuovere l’utilizzo responsabile della scienza per il benessere dei popoli, e sottolinea non solo l’importanza della scienza nella nostra società ma anche la necessità di una sua democratizzazione. La scienza e le sue scoperte hanno dirette ricadute sulle nostre vite di tutti i giorni. Dai vaccini alle nuove terapie, dagli organismi geneticamente modificati alle nuove frontiere della nutrizione, dall’energia pulita alla robotica: l’innovazione cambia il mondo in cui l’uomo si muove, lo reinventa, lo rende più sicuro o, se utilizzata male, più pericoloso. Se quindi è vero che la scienza è fatta dagli scienziati, da chi ha a lungo studiato e acquisito competenze specifiche, è tuttavia anche vero che i prodotti della scienza devono essere accettati dalla società, che si tratti di un farmaco, un alimento o una nuova tecnologia.
Lo stiamo vedendo in questi giorni con i vaccini per combattere il Sars-CoV-2: se i prodotti della ricerca scientifica non arrivano ai cittadini, la scienza è inefficace. Mentre arriva la quarta ondata della pandemia Covid19, i Paesi in cui i cittadini hanno creduto nei vaccini possono immaginare un inverno più o meno normale, in cui è necessario seguire alcune regole e fare attenzione alle situazioni a rischio, ma senza rinunciare alla scuola, al lavoro, alle cene, a cinema, teatro e persino ai viaggi. Ma laddove la popolazione non ha creduto nella scienza, in quei Paesi che non sono stati in grado di operare quel delicato processo di coinvolgimento dei cittadini nelle decisioni prima scientifiche e, poi, politiche, ecco che la quarta ondata arriverà nuovamente dura e sarà accompagnata da restrizioni e morti. Coinvolgere quindi il pubblico nel dibattito scientifico non significa svilire la scienza ma renderla fruibile e, quindi, utile. E l’utilità della scienza sarà sempre più evidente negli anni a venire. Una volta superata la pandemia, dovremo affrontare due emergenze importantissime: il cambiamento climatico e l’antibiotico-resistenza.
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