La democrazia della scienza

Nei giorni scorsi si è molto discusso dei risultati ottenuti all’ultimo G20: tra chi ha detto che sono stati fatti passi importantissimi, perché le potenze si sono impegnate a ridurre le emissioni, e chi ha sottolineato che senza l’impegno della Cina non si potrà avere un impatto sul clima, tutti – o quasi – hanno dimenticato di sottolineare che la strada per combattere il surriscaldamento del pianeta difficilmente passerà attraverso l’azione politica. La speranza è che sia proprio la scienza a estrarre un nuovo coniglio dal cilindro e salvare il pianeta, magari mediante tecnologie in grado di assorbire l’anidride carbonica dall’aria. E sempre la ricerca, si spera, potrà aiutarci a creare nuovi farmaci per tenere a bada i batteri che, a causa dell’uso scellerato che abbiamo fatto dei pochi antibiotici che avevamo a disposizione, sono diventati un enorme problema in grado di minacciare tutta l’umanità, come sa bene chi lavora in ospedale. Per superare le prossime emergenze, sia quelle che ci arrivano dalla natura sia quelle che noi stessi creiamo a causa della mancanza di visione a lungo termine, dobbiamo appoggiarci alla scienza. E dobbiamo farlo tutti insieme, come comunità, per fare in modo che la conoscenza e l’innovazione siano sempre e solo a servizio della pace e del benessere dei popoli.

LA STAMPA

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