L’ultima stagione populista, il partito di Fedez

Fedez ha messo la sua immagine a disposizione della causa della comunità Lgbt con il discorso del primo maggio, quando attaccò la Rai accusandola di censura. Ha girato da poco un video in cui – in completo rosa shocking – viene picchiato, abusato da un uomo con la fascia tricolore che mima il gesto di orinargli addosso, accoltellato da un prete. Ci si scandalizza, ma nel pop la blasfemia esiste da sempre. Così come ci sono la rabbia, la ribellione, la rivolta. Se tutto questo Federico Lucia vorrà trasformarlo in altro, nessuno potrà parlare di un inedito.

Il 24 gennaio 2015 Fedez era su un palco insieme ad Alessandro Di Battista e Beppe Grillo nella Notte dell’onestà, a piazza del Popolo a Roma. C’era anche Enrico Montesano, ora vate dei no vax. C’erano Sabina Guzzanti, Jacopo Fo e tutti i parlamentari M5S che nelle istituzioni erano entrati da appena due anni. Da allora e fino a oggi, la politica se lo è soprattutto conteso. Salvini torna a chiedergli un confronto, dopo avergli proposto un caffè. Conte si è affrettato a dargli ragione quando aveva attaccato le piazze piene della politica mentre per i cantanti erano vietate. In commissione di Vigilanza Rai i partiti di centrosinistra avevano attaccato il direttore di Rai3 Franco Di Mare, dando ragione al rapper sulla censura. Poi Fedez non si presentò per dare la sua versione. Rispose con l’emoticon dei pagliacci. E da lì, i più svegli hanno cominciato a capire che cooptare i Ferragnez è praticamente impossibile.

LA STAMPA

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