Il metodo in vista del Colle
D’altra parte, il coro dovrebbe lasciarsi guidare dalla Costituzione, nella quale può trovare una precisa «job description» del lavoro di presidente, che non è una mera carica onorifica. E cioè l’elenco delle cose che ci si aspetta da chi viene chiamato al servizio della Repubblica.
Il primo «skill» richiesto è quello di «rappresentare l’unità nazionale» (così comincia l’articolo 87). Il che vuol dire una cosa ben precisa: il presidente non deve dividere il Paese. Deve anzi esserne il collante, e per poterci riuscire è richiesto che sia il più possibile super partes, presidente di tutti, perché da tutti riconosciuto come rappresentante della nazione. Questo è vero al punto tale che quasi sempre la scelta si è indirizzata verso personalità di primo piano sì, ma più istituzionali che politiche, come Sandro Pertini, Francesco Cossiga, Oscar Luigi Scalfaro. Nella seconda Repubblica poi, quando il gioco politico si è fatto bipolare, la scelta è caduta su figure addirittura senza partito, oppure ormai lontane dal proprio partito, da Carlo Azeglio Ciampi a Napolitano e Mattarella.
Proprio per garantire l’imparzialità di un «potere neutro», capace di moderare il sistema e temperare le tensioni tra gli altri poteri, la Costituzione suggerisce di cercare una maggioranza dei due terzi nelle prime tre votazioni, e comunque prescrive una maggioranza qualificata anche nelle successive: il prescelto avrà infatti il comando delle forze armate, la presidenza del Csm, il potere di sciogliere le Camere, di dare l’incarico per formare il governo e di nominare i ministri. Tutti compiti che si svolgono tanto meglio quanto più largo è il fronte parlamentare che ha eletto il presidente, dandogli la forza, oseremmo dire la grazia di stato, per compiere il suo lavoro con saggezza e prudenza.
Verrà dunque presto il momento in cui il coro che vuole tenere Draghi a Palazzo Chigi avrà anche l’onere di dire come intende portare al Quirinale un presidente che abbia il consenso necessario per svolgere al meglio il lavoro richiesto dalla Costituzione. Naturalmente di personalità adatte ce ne sono diverse, per nostra fortuna; non molte, ma ci sono. E però prima e più che il nome, ciò che conta oggi è impegnarsi sul metodo. Soprattutto da parte di chi dichiara di muoversi «per il bene del Paese».
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