Messina: “Draghi deve restare a Palazzo Chigi. La lotta alla povertà priorità assoluta”
Francesco Spini
Le banche non sono più un problema, «non vedo crisi all’orizzonte», dice. L’inflazione che avanza anche in Europa «non ha un carattere strutturale». Secondo Carlo Messina la legge di Bilancio dimostra «pragmatismo e realismo». Ma anche un banchiere di primo piano come il consigliere delegato di Intesa Sanpaolo mostra di avere le idee chiare di quello che dovrebbe essere il futuro politico del Paese: ritiene che a Palazzo Chigi oggi «ci sia il meglio che l’Italia possa esprimere». L’ottimo, insomma, è che Draghi resti dov’è. Lasciando intendere che anche Sergio Mattarella, «galantuomo che ha gestito fasi difficili del populismo e della pandemia in modo unico» non cambi indirizzo e rimanga al palazzo del Quirinale. Secondo Messina, il momento è cruciale e la priorità resta «la lotta alla povertà». Ecco il dialogo con il direttore de La Stampa, Massimo Giannini, nel corso de «L’Alfabeto del futuro».
Dottor Messina, che tipo di ripresa stiamo vivendo: è solo un rimbalzo oppure sarà qualcosa di più strutturale e significativo?
«I consumi hanno ripreso e questo ha portato a un’accelerazione della crescita. In parallelo negli ultimi mesi si è assistito a un ritorno degli investimenti da parte delle imprese e, in collegamento con l’avvio del Pnrr che ha cominciato a far attivare degli investimenti pubblici, questo sta generando una crescita del Pil che secondo me supererà il 6%, che rappresenta anche un volano per entrare nel 2022 con un potenziale di crescita intorno al 5%. Ora dobbiamo fare in modo che la crescita risulti sostenibile, che non sia solo collegata al 2021 e al 2022, ma che si realizzi poi negli anni successivi. E qui è fondamentale il corretto utilizzo dei fondi che ci arriveranno dall’Europa».
Gli investimenti sono in ripresa, ma dopo un ventennio in cui sono stati molto bassi. Bisogna fare di più?
«Occorre fare molto di più. Più che finanziario, è stato questo il vero “spread” rispetto a paesi come Germania e Francia. Ora la macchina si sta muovendo partendo dalle grandi aziende che stanno cominciando a ridurre i depositi bancari e a usarli per poter fare i loro investimenti. E alle grandi aziende stanno seguendo in filiera le piccole e medie imprese. Quando si muovono le pmi si genera un ciclo di crescita che ha delle condizioni strutturali. Gioca molto la fiducia: per poter realizzare dei percorsi di investimento le imprese devono vedere delle prospettive di sostenibilità nei loro investimenti. E qui credo che sia fondamentale il collegamento con il piano Next Generation Eu. Se quel piano non dovesse avere un accelerazione ci troveremmo con un ulteriore freno agli investimenti e ciò, in termini di prospettive del Paese sarebbe drammatico».
In che senso?
«Abbiamo un’occasione unica per attivare la crescita e lavorare sui punti di debolezza del nostro Paese: da un lato il debito pubblico, dall’altro la povertà. Se questo non accadrà, torneranno in evidenza gli elementi fino ad oggi non più considerati come elemento di attenzione. Ricordiamoci che il nostro Paese ha un debito pubblico di 2.700 miliardi, 750 miliardi dei quali ce li finanzi la Bce. Se non riusciremo a crescere, perché non attiveremo i motori, esso diventerà un fattore di grandissima attenzione internazionale».
Parliamo della lotta alla povertà: quanto fatto in questo anno è servito? Siamo tornati a livelli accettabili o c’è molto da fare?
«Nell’ultimo anno la situazione relativa alla povertà si è ulteriormente deteriorata. Rappresenta una priorità assoluta. Se noi siamo preoccupati per ciò che accade nelle piazze per mille, cinquemila manifestanti per il green pass, immaginiamo cosa comporta avere 5 milioni di poveri che hanno difficoltà ad arrivare a fine mese, a mangiare, a soddisfare bisogni elementari. È indispensabile poter accelerare sulla crescita, che porta posti di lavoro e dignità, e fare interventi immediati. Le priorità sono il contrasto alla povertà e dare vaccini ai Paesi che non ne dispongono. Sono più importanti del Clima, a cui ci si potrà dedicare negli anni a venire».
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