Manovra, il reddito di cittadinanza cambia volto. Ecco come
di CLAUDIA MARIN
La manovra riveduta e corretta mette fine all’esperienza fallimentare dei navigator di matrice grillina. A meno di colpi di scena in Aula, la legge di Bilancio prevede la fine dei contratti di 2.500 navigator al 31 dicembre. In linea con la stretta complessiva sul Reddito di cittadinanza e con l’apertura al ruolo delle Agenzie private per il lavoro, come strutture capaci di fare da ponte tra domanda e offerta. I sindacati protestano, saranno in piazza il 18 novembre, ma a meno di modifiche in Parlamento, la gestione grillina delle politiche attive finisce con il licenziamento delle figure cardine della stagione di Domenico Parisi alla guida dell’Anpal. Niente rinnovo del contratto per i 2.500 lavoratori nati con il reddito di cittadinanza, prorogato dal decreto Sostegni, e spazio alle Agenzie per il lavoro iscritte all’Albo e autorizzate dall’Anpal per “svolgere attività di mediazione tra domanda e offerta di lavoro per i beneficiari di Rdc”. Il loro ruolo si affianca a quello dei centri per l’impiego ed è volto ad agevolare l’occupazione dei percettori di Rdc, esplicita lo bozza. Per ogni assunto è riconosciuto il 20% dell’incentivo previsto per il datore di lavoro.
Ma le novità sul Reddito vanno ben oltre. Per evitare che il sussidio diventi un disincentivo alla ricerca del lavoro, vengono rivisti i criteri dell’offerta congrua, che si riducono a 80 chilometri di distanza da casa per la prima offerta ma diventano “tutta Italia” alla seconda, anche perché la chance di una terza offerta non c’è più. Dopo due posti di lavoro rifiutati, finora erano tre, si decade dal beneficio. Ma già al primo no si perderanno 5 euro al mese, con un décalage che si fermerà alla soglia dei 300 euro di sussidio.
L’ulteriore novità è forse quella più stringente: per verificare che i beneficiari “occupabili” (circa un terzo della platea) cerchino attivamente lavoro si verificheranno le presenze ai centri per l’impiego. Per chi non si presenta almeno una volta al mese – salvo “comprovato giustificato motivo” – scatta la decadenza immediata. E lo stesso vale per chi non può sottoscrivere il Patto per il lavoro ma è vincolato da quello per l’inclusione sociale: ci si deve presentare ai centri anti-povertà per vedere i progressi fatti e verificare il rispetto del “progetto personalizzato” di inclusione, pena lo stop al Reddito.
Reddito di cittadinanza: i nuovi criteri
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