Green pass, il governo potrebbe ridurre la durata a 6 o 9 mesi. I dati sui vaccini: così cala l’efficacia
I nuovi contagiati
Secondo il bollettino «il 10,5% dei casi segnalati nelle ultime due settimane è di sesso maschile e di età compresa tra 10 e 29 anni, uguale alla percentuale di soggetti di sesso femminile nella stessa fascia di età. In totale, nel periodo 25 ottobre-7 novembre, il 52,5% dei casi di Covid-19 segnalati sono stati diagnosticati nelle femmine. La percentuale di casi rilevati in persone con età superiore a 60 anni è stabile (23,4% contro 23,2% rispetto alla settimana precedente). In leggero aumento l’età mediana dei casi, 43 anni.
I giovani
Gli esperti evidenziano come nella fascia d’età tra i 12 e i 39 anni, «i contagiati con due dosi fatte da meno di sei mesi sono 98 contro i 247 che l’hanno fatta da oltre 6 mesi, gli ospedalizzati 0,7 contro 3, ma nessuno in ogni caso è finito in rianimazione». Fin dai più giovani emerge, dunque, come l’efficacia del vaccino diminuisca con il tempo.
Il waning
Il calo dell’efficacia vaccinale, definito waning, prima e dopo i sei mesi dalla data di somministrazione, «scende di 25,5 punti, passando da 75,5 a 50,2 per le infezioni; per la malattia severa che porta al ricovero o in terapia intensiva si riduce solo di 9,7 punti (da 91,8 a 82,1), e la protezione resta in ogni caso molto alta». Il messaggio dell’Istituto superiore di sanità che accompagna questi dati è che «la terza dose va fatta, soprattutto per le categorie per cui è raccomandata ora, perché il waning già si vede, pur restando protetto chi è vaccinato in maniera determinante rispetto a chi non si è immunizzato».
Il green pass
Martedì la Camera deve convertire in legge l’ultimo decreto sul green pass e il governo potrebbe decidere di farlo passare con il voto di fiducia. Un modo per evitare strappi nella maggioranza in vista di una revisione che potrebbe essere avviata a fine mese. Due sono i punti da esaminare riguardo alla certificazione verde: la durata di 12 mesi dall’ultima somministrazione e il rilascio a chi non è vaccinato e si sottopone al test antigenico. Bisogna infatti verificare se un anno non sia un tempo troppo lungo e valutare se ridurne la validità a sei mesi come chiedono gli scienziati o almeno a 9 mesi. E soprattutto se — di fronte a una nuova impennata di contagi giornalieri — i tamponi rapidi siano effettivamente attendibili o se l’alta percentuale di «falsi negativi» non rischi una diffusione incontrollata del virus. La scelta sarà fatta dopo aver consultato il Cts, ma soltanto dopo aver misurato l’andamento della campagna vaccinale in vista del via libera alla terza dose per chi ha più di 40 anni che scatta il primo dicembre.
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