A che altezza vola un aereo?

di Beppe Severgnini

Spaventati dal nozionismo, spesso abbiamo rigettato le nozioni, che stanno alla base di ogni ragionamento

Esame di specialità, facoltà di medicina. Si parla di pressione dell’aria, il professore chiede alla candidata: «Senta, dottoressa, lei ha lavorato in Francia. Chissà quante volte sarà andata avanti e indietro da Parigi. Per curiosità: a quale altezza volava il suo aereo?». Panico: la specializzanda non sa rispondere. Poi si butta: «Seicento metri?». Il professore: «Come saprà, fra l’Italia e la Francia c’è una montagna che si chiama Monte Bianco. Arriva a 4.800 metri. Lei è stata davvero fortunata, ogni volta, a schivarla».

Perché questa storia è istruttiva? Perché dimostra due cose. La prima: i programmi della scuola italiana lasciano voragini di conoscenza. Spaventati dal nozionismo, spesso abbiamo rigettato le nozioni, che stanno alla base di ogni ragionamento. Per restare alla geografia: provate a chiedere, oggi a tavola, qual è la distanza stradale fra Milano e Parigi. Il nonno — che ha studiato su un atlante — si avvicinerà più del nipote. Il quale poi fornirà la risposta esatta (circa 900 km), ma solo perché ha controllato su Google Maps.

La seconda lezione è questa. In un’interrogazione a scuola o in un esame universitario possiamo farla franca; in un colloquio di lavoro rischiamo di più. L’ho ricordato agli studenti che ho incontrato (al Politecnico di Milano, a Ca’ Foscari Venezia, in alcune scuole superiori: è il mio autunno didattico!). Professionisti e aziende, ormai, danno per scontata una buona preparazione specialistica. Vogliono capire come i candidati risolvono i problemi. Come affrontano le cose, anche quelle che non conoscono. Chiedete agli uffici del personale.

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