Quell’intreccio tra Palazzo Chigi e i 23 obiettivi del Pnrr mancanti
di Daniele Manca
Fanno persino tenerezza le tante forze politiche che chiedono a Mario Draghi di rimanere a Palazzo Chigi fino al 2023. Non perché non sia una aspirazione lecita. Quanto perché in questi pochi giorni di dibattito sulla legge di Bilancio i partiti, a cominciare da quelli di maggioranza, hanno offerto la consueta immagine in tempi di Finanziaria. Vale a dire quella di chi tenta di imporre al governo le proprie priorità. È stato lo stesso Palazzo Chigi ad indicare il Parlamento come il luogo deputato dove discutere e migliorare la legge. E questo dovrebbe essere lo spirito, non certo quello di prendersi rivincite nei confronti di questo o quell’avversario, come appare ascoltando discussioni fatte più di slogan che di soluzioni.
Vaccini
I partiti non dovrebbero dimenticare che la nascita del governo Draghi è legata anch’essa a precise priorità. Una campagna di vaccinazione che è tutt’altro che conclusa. E l’applicazione e attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza con tutto il carico di riforme che si porta dietro; avendo in mente che quel piano, Next Generation Eu, è legato a filo doppio con il nostro Paese. Se la quota parte arrivata all’Italia è quella maggiore, significa anche che l’Europa ha assegnato alla terza economia dell’Ue il compito di attuazione di quel piano di ripresa. Non sembra che di tutto questo ci sia consapevolezza. O perlomeno sfugge la coerenza di comportamento tra quanti chiedono al premier di rimanere al suo posto e al tempo stesso, più che partecipare alla costruzione di un percorso condiviso, sembrano volerne ostacolare il lavoro.
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