Il rilancio di Giuseppe Conte: sì al patto di Letta, ma nuova Costituzione

Ilario Lombardo

ROMA. Non ha paura dei tempi lenti, Giuseppe Conte. Anche nelle risposte, mai aggressive, più meditate. Ne fa una questione di metodo, ostentando «la differenza dai rottamatori della storia recente». Uno in particolare, di cui a stento vuole pronunciare il nome. Il percorso lungo e faticoso da premier a leader di un partito gli sta facendo toccare con mano le difficoltà di un progetto che deve fare i conti con un’incognita, il Quirinale, che se ne porta dietro altre. Il controllo dei gruppi, l’identità del nuovo M5S, il rapporto con gli alleati e i partner di governo. A partire dal segretario del Pd Enrico Letta che sembra averlo spiazzato, proponendo un incontro tra i leader sulla manovra.

Presidente siederà al tavolo di Letta?
«Ritengo senz’altro opportuno un incontro con gli altri leader per assicurare un percorso più spedito alla legge di Bilancio ma suggerisco di far sedere al tavolo anche i capigruppo. Non vorrei che un incontro del genere venisse percepito come lesivo delle prerogative del Parlamento a cui adesso spetta il compito di approvare la manovra».

È un no?
«Al contrario. Vorrei approfittare di questa occasione per rilanciare un altro confronto con tutte le forze politiche, anche di opposizione, per affrontare il tema delle riforme costituzionali, che sono il vero nodo della nostra vita istituzionale»

Le sembra il momento migliore? Non ci sono altre priorità, tipo la ripresa economica, la pandemia?
«Non c’è nulla di più prioritario per il futuro del Paese che mettere i governi in condizione di poter programmare un piano di riforme necessario a migliorare la qualità della vita dei cittadini. Il sistema così com’è non va»

Cosa non va?
«Non possiamo competere a livello internazionale avendo premier che, magari per colpa di piccoli partitini, si avvicendano dopo un breve periodo e sono chiamati a confrontarsi con capi di Stato e di governo che rimangono in carica per decenni».

Tutto questo per vendicarsi di Renzi?
«(ride, nda) Tra i leader dei partiti ci sono ex premier come Silvio Berlusconi e Letta che ci sono passati prima di me e che, in un modo o nell’altro, hanno subito questa instabilità del governo. Il momento è perfetto: quali migliori interlocutori per affrontare la riforma della Costituzione?»

Anche Berlusconi?
«È leader di un partito di maggioranza»

Vale pure per Renzi.
«Da Renzi ci aspettiamo che trovi il tempo, tra un viaggio di affari e l’altro, per rispondere alle 13 domande su Open e sulla campagna di delegittimazione degli avversari, che il M5S gli ha posto».

Ha detto che risponderà a lei ma in tv?
«Renzi pensa sia tutto uno show. Ma le questioni poste sono serie e gravi e vanno chiarite».

Ma se non ce l’hanno fatta per decenni a dare stabilità ai governi, perché dovreste riuscirci adesso?
«Perché adesso c’è un piano di investimenti, il Pnrr da realizzare entro il 2026. Se continueremo con la media di una crisi di governo all’anno non ce la faremo mai»

Ci anticipi le sue proposte.
«Ne abbiamo pronte tante. Dalla sfiducia costruttiva alla fiducia a camere unificate, dalla possibilità del premier di sostituire i singoli ministri alla modifica dei regolamenti parlamentari in modo da rendere poco conveniente il passaggio dall’uno all’altro gruppo».

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