Il rilancio di Giuseppe Conte: sì al patto di Letta, ma nuova Costituzione
Con la sfiducia costruttiva un governo potrebbe cadere solo
se ci fosse già un altro governo pronto per la fiducia. Risolvereste il
problema del passaggio di Mario Draghi da Palazzo Chigi al Quirinale, ci
pensa?
«In generale la sfiducia costruttiva è uno strumento
che permette di evitare ricatti e comportamenti irresponsabili da parte
di forze politiche che, se mai, hanno consenso limitatissimo. Le crisi
al buio fanno male non ai governi, ma al Paese».
Ma vuole Draghi al Quirinale o a Palazzo Chigi?
«L’ho
già detto: la sua autorevolezza non gli preclude nulla, ma dovremmo
smettere di tirarlo per la giacchetta a destra e a manca»
Berlusconi vede Draghi premier dopo il 2023, lei?
«Francamente non ho alcuna idea se abbia interesse a scendere nell’agone politico».
Ma aprirebbe un tavolo anche sul Colle magari per blindare un candidato alle prime votazioni?
«Quando
sarà il momento dovremo aprire il confronto con tutte le forze
politiche dell’arco parlamentare. È doveroso. Non sarebbe una buona idea
pensare di eleggere il presidente della Repubblica a colpi di
maggioranza».
Lei però prima ha promosso Draghi al Quirinale, poi è parso
cambiare idea per non spaventare i parlamentari che temono il voto. È
sicuro di garantire il controllo del M5S per il Colle?
«Questo
discorso di “controllare” i parlamentari a me non piace. Sono per un
libero e costante confronto con i parlamentari tramite i capigruppo e
vedrà che insieme troveremo la soluzione più utile all’Italia,
confrontandoci con gli altri partiti. E ci tengo a ribadirlo: io non ho
nessun interesse ad andare prima al voto e quindi dovremo lavorare per
evitare di esporre il Paese a questo scenario».
Intanto però i candidati capigruppo di Conte non ce l’hanno fatta.
«Finiamola
con queste letture fuorvianti e malevole, alimentate da chi dice
appunto che voglio andare al voto prima, qualcuno che anche dentro il
M5S vuole male al M5S. In Senato, ho incontrato entrambi i candidati più
volte, e ben prima della presentazione delle liste, e ho chiarito che
considero sacrosanto il principio di autodeterminazione dei gruppi. Mi
sono solo sincerato che ci fosse piena condivisione da entrambi del
progetto politico che stiamo realizzando»
Anche alla Camera, però: non aveva chiesto a Davide Crippa, che pare sarà riconfermato, un passo indietro?
«Anche
qui letture distorte. Ho solo chiesto al direttivo uscente della Camera
di anticipare per quanto possibile la scadenza naturale che veniva a
coincidere, a gennaio, con l’avvio dell’elezione del presidente della
Repubblica. Ma sin dall’inizio ho chiarito che questo non precludeva un
nuovo mandato dell’attuale direttivo. Non accetto contrapposizioni tra
contiani e anti-contiani ma mi premuro solo che tutti siano coinvolti in
questo nuovo corso. E anche Crippa mi ha sempre dichiarato la sua piena
adesione a questo progetto».
Non la infastidisce l’attivismo di Di Maio su Quirinale, Europa, strategie?
«Luigi
sta presentando il suo libro appena uscito. È normale che abbia molte
occasioni in cui parlare anche dell’attualità politica».
Passando all’Europa e alle alleanze: sembra quasi che
vogliate entrare nei Socialisti europei più per convenienza materiale,
per avere un gruppo e i relativi finanziamenti, che per idealità.
«Non
siamo interessati a portare vantaggi materiali agli altri e ad averne
noi. In questo confronto mi interessa capire se ci sono le condizioni
per apportare all’interno dell’Alleanza dei socialisti e dei democratici
il nostro originale contributo per rafforzare una economia eco-sociale
di mercato e una cultura integralmente ecologica».
Non teme di rimanere schiacciato al Pd ed essere visto come il partner italiano minore?
«È
proprio questo il punto. Il nome del gruppo ha al suo interno la parola
Democratici, non solo socialisti. Stiamo cercando di comprendere se la
nostra avanguardia sul piano ecologico e sociale può avere un
riconoscimento».
Non era meglio tentare nuovamente con i Verdi?
«Il gruppo S&D appare ben più allineato su posizioni progressiste».
Cosa pensa della conferenza sul clima Cop26?
«Non posso essere
soddisfatto. Su questo le nostre posizioni sono radicali. Perché la
sfida climatica non conosce pareggi: o la vinciamo tutti o la perdiamo
tutti. Il clima deve diventare una priorità per qualunque partito. Ma il
M5S può rivendicare il fatto di essere stato sin dall’inizio il
portavoce delle battaglie ambientaliste».
Greta direbbe: bla bla
«Io voglio recuperare il
voto dei giovani, delle tante ragazze che come Greta si battono per
salvare il mondo dal surriscaldamento. Il M5S è già il partito di Greta
in Italia».
In realtà, finora, sui giovani lei non ha posto così tanta attenzione nei suoi discorsi programmatici.
«Abbiamo
investito molto sui giovani durante il Conte II, con i fondi per le
borse di studio, i ricercatori e l’imprenditoria giovanile. Ora dobbiamo
continuare a investire nella ricerca per trattenere i giovani e
rafforzare la formazione anche professionale. Inoltre stiamo lavorando
per introdurre una pensione di garanzia: perché con il tardivo
inserimento nel mondo del lavoro e il precariato diffuso molti giovani
rischiano di accantonare la speranza di un dignitoso trattamento
pensionistico».
Sul Superbonus non siete riusciti a far togliere il tetto Isee a 25 mila euro per le abitazioni unifamiliari.
«È
senz’altro un tetto troppo basso ed è per questo che il Movimento
condurrà una battaglia in Parlamento per alzarlo. Siamo fiduciosi che
anche gli altri partiti ci verranno dietro. Ma come M5S vogliamo anche
introdurre un’altra rivoluzione, dopo aver realizzato la cessione dei
crediti fiscali per il Superbonus: per tutte le imprese di industria 4.0
e per gli investimenti nel Mezzogiorno, lavoreremo affinché i relativi
crediti di imposta siano trasformati in sconti in fattura o ceduti alle
banche. È un modo utilissimo per ridurre l’indebitamento delle imprese e
assicurare loro maggiori investimenti e liquidità».
Sul cashback però avete perso la battaglia. Draghi non si è convinto.
«Il
governo avrebbe dovuto fare di più. I pagamenti digitali stanno
operando una rivoluzione nella Pa ed è la via più efficace per
contrastare l’economia sommersa. Se oggi emettiamo certificati
anagrafici digitali è perché con le nostre misure abbiamo ormai
raggiunto circa 25 milioni di Spid e altrettanti di App-Io. Il M5S
continuerà a lavorare per rafforzare questo sistema, consentendo l’
allineamento delle transazioni digitali e privilegiando i rimborsi
immediati per i cittadini che pagano con le carte, in luogo delle
detrazioni fiscali che invece rinviano a vantaggi economici futuri».
Sugli 8 miliardi di taglio delle tasse non c’è sintonia tra tutti i partiti. Forse il tavolo di Letta servirebbe?
«La nostra priorità è ridurre l’Irpef. Ovviamente incideremo sui redditi medio-bassi. Poi dobbiamo istituire un’imposta unica sul reddito di impresa, in modo da aggredire la burocrazia fiscale. Infine dobbiamo creare uno scivolo per addolcire il passaggio di chi supera l’attuale regime forfetario».
LA STAMPA
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