Non sempre ha senso cambiare

di Ernesto Galli della Loggia

Non è un reazionario chi desidera che il mondo non proceda in avanti troppo velocemente, ritiene che la cautela è d’obbligo e pensa non convenga disprezzare la tradizione

In Italia — dove la passione politica ha spesso un carattere divorante — dire conservatore induce molti a pensare subito a Salvini o a Meloni, alla destra, alla strage della stazione di Bologna, alle vittorie di Berlusconi e via di questo passo.

Ma non tutto è politica, o è immediatamente politica. Proprio un tale ossessivo appiattimento di tutto sulla politica — in specie da parte dei media televisivi, i quali solo di politica amano occuparsi e sempre alla politica ricondurre maniacalmente tutto — proprio questo, anzi, è ciò che obbliga la nostra discussione pubblica, di qualunque argomento si tratti, ad avere anch’essa un carattere immediatamente politico, anzi partitico, rissoso e retorico; nel merito quasi sempre spaventosamente approssimativo.

Che cosa vuol dire allora un punto di vista conservatore, se non è il punto di vista di un gemello di Salvini o di un adepto di Fratelli d’Italia?

Un punto di vista conservatore è innanzi tutto un punto di vista pessimista. Il conservatore, infatti, è uno convinto che gli esseri umani non sono portati naturalmente al bene. Che anzi se possono fare qualcosa di male essendo sicuri dell’impunità, nel novantanove per cento dei casi scelgono di farlo. In sostanza, un conservatore, anche se non lo sa, è uno che crede nel peccato originale. Non vergognandosi, pertanto, di conservare sulla modernità e i suoi benefici una meditata riserva.

È uno, quindi, che proprio perciò guarda con un certo scetticismo a tutti i vasti propositi di cambiamento, alle grandi promesse di miglioramento, agli impegni di svolte decisive, di riforme radicali, di cui si nutre la politica.

Sa, o pensa di sapere, infatti, che spesso le riforme invece di migliorare le cose creano problemi ancora più grandi, se addirittura non le peggiorano. Sicché di fronte ai progetti di mutamento, specie se vasti e mirabolanti, la sua prima richiesta è che almeno si entri nei dettagli e se ne indichi con qualche precisione il costo.

Naturalmente il conservatore non crede neppure all’esistenza o all’improvvisa comparsa di qualche demiurgico salvatore dell’umanità: alla «classe operaia», ai «giovani», alle «donne», a Greta Thunberg o alle Sardine. E neppure naturalmente alle presunte virtù della borghesia, della quale al massimo può apprezzare, per l’appunto, la scarsa propensione ai voli pindarici.

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