Cop26, lo studio sull’Italia: allarme neve, siccità, turismo a -15%

di Federico Fubini

Il rapporto commissionato dal governo alla Ca’ Foscari. Gli scenari Regione per Regione: il più alto impatto economico ci sarà nel Veneto

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Se c’è qualcosa che la Cop26 di Glasgow ha reso chiaro, è che il cambiamento climatico non sarà neutralizzato nell’arco delle nostre vite. Il negoziato fra i governi riguarda l’intensità del riscaldamento che le superpotenze dell’economia mondiale sono disposte a tollerare. La traiettoria sulla base degli impegni di Glasgow punta verso un aumento delle temperature medie della Terra di 2,4 gradi entro la fine del secolo, anche se governi dichiarano di voler limitare gli aumenti fra 1,5 e due gradi.

Ciascun Paese si deve dunque preparare a un clima molto diverso da quello conosciuto dalle ultime generazioni. In Italia il riscaldamento, l’innalzarsi del livello dei mari, il mutare delle piogge stanno per diventare un nuovo discrimine fra i diversi territori della Penisola: si aprono scenari di maggiori siccità al Sud, maggiori piogge al Nord, migrazioni dalle aree costiere, perdita di produzione e di valore fra i terreni agricoli, minori arrivi di turisti.

Non sono più ipotesi di scuola: è uno scenario messo nero su bianco sul tavolo del governo. Mesi fa il ministro delle Infrastrutture e delle mobilità sostenibili Enrico Giovannini ha chiesto a Carlo Carraro, economista dell’ambiente di Ca’ Foscari, di mettere a punto un rapporto sull’impatto che avranno sul Paese gli scenari già probabili di cambio climatico. Carraro, che lavora nell’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change) e dirige un’area del Centro euro-mediterraneo sul cambio climatico, ha mobilitato un gruppo di esperti attorno a sé.

L’obiettivo diretto era capire come i prossimi anni metteranno alla prova il sistema nazionale delle infrastrutture. Ma un lungo capitolo del rapporto, che dovrebbe essere reso noto il mese prossimo, si concentra sugli effetti generali del clima regione per regione. Il gruppo guidato da Carraro sottolinea che resta dell’incertezza sui diversi scenari. Ma presenta quelli più probabili e quelli in parte già reali, date le tendenze in corso.

Clima Italia

Non è una lettura facile, perché la trasformazione è già in corso: secondo gli studi più credibili, le probabilità di subire danni per eventi estremi dati dal cambio climatico è salita del 9% negli ultimi vent’anni. Uno degli aspetti più sconcertanti è però nel carattere discriminatorio fra i diversi territori anche degli scenari relativamente meno gravi. Se pure la temperatura non salisse di oltre due gradi rispetto all’era preindustriale — nell’ipotesi ottimistica che le superpotenze accettino sforzi maggiori degli attuali — destini diversi attendono le varie regioni italiane.

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