Cop26, lo studio sull’Italia: allarme neve, siccità, turismo a -15%
In estate le temperature medie salirebbero dell’1,1% in quasi tutto il territorio nazionale fin dal 2030 e fino almeno alla metà del secolo (mentre il riscaldamento sarebbe appena più pronunciato a Nord-Est in autunno). Ma l’andamento delle piogge già entro il prossimo decennio sarebbe nettamente più impietoso a Sud. In Sicilia e sulla fascia tirrenica e meridionale della Sardegna, il calo delle precipitazioni sarebbe del 9% inferiore alle medie degli ultimi quarant’anni. Anche il versante ionico della Calabria sarebbe colpito da una riduzione delle piogge che minaccia la vegetazione e la produttività dell’agricoltura.
Se poi prevalesse uno scenario in cui non vengono azzerate le emissioni nette di CO2 entro mezzo secolo e la temperatura mondiale salisse di 3 gradi in media, tutta la Sicilia perderebbe il 14% delle sue piogge e la siccità diverrebbe una minaccia per gran parte del centro-sud, specie sulla fascia tirrenica. Al contrario al Nord — soprattutto a Nord-Ovest — viene previsto per il 2050 un aumento delle piogge invernali del 9% negli scenari più miti e del 12% in quelli più duri, abbastanza comunque da porre il problema delle inondazioni.
Un elevarsi dei livelli del mare fra il 2070 e il 20100 fra 50 centimetri (nel Tirreno) e 80 centimetri (nell’alto Adriatico) apre lo scenario, come anche le siccità del Sud, delle migrazioni interne. Ma gli effetti economici del clima non saranno così lontani nel tempo.
Il rapporto commissionato da Giovannini cita uno studio, considerato attendibile, che vede un calo del 15% degli arrivi di turisti dall’estero — anche per il forte ridursi delle nevi a Nord — con un aumento del 2% delle temperature. L’agricoltura perderebbe 12,5 miliardi di fatturato a metà secolo, con depauperamento a doppia cifra del valore dei terreni.
Le regioni candidate a essere le più colpite economicamente, anche negli scenari meno cupi, sono Campania, Emilia-Romagna, Marche, Sardegna e soprattutto il Veneto (per l’innalzarsi del livello del mare su Venezia). La sfida ambientale è solo agli inizi. C’è il funzionamento di un Paese, oltre che di un pianeta, da ripensare.
CORRIERE.IT
Pages: 1 2