Una donna al Tg1: la condizione di Palazzo Chigi per trovare l’intesa

A questo punto Mario Draghi si è sintonizzato su una linea di pragmatismo e forse anche di disincanto: ha delegato al suo segretario di gabinetto, Antonio Funiciello, la chiusura della partita. Ha vagliato l’esito delle trattative condotte con tutti i partiti, ha giudicato più che equilibrato lo schema finale. Una sola cosa ha richiesto e al contempo protetto: una donna al vertice del Tg1 e alla fine ha dato il via libera alla Maggioni, considerata come una delle punte di competenza che la Rai stessa è in grado di esprimere. Riconosciuta da tutti gli schieramenti come professionista che ha dimostrato sia sul campo, già inviata di guerra, sia in ruoli istituzionali, come presidente dell’azienda pubblica, il suo valore.

Del resto a Palazzo Chigi ricordano che anche al momento della formazione del governo Draghi fu molto attento alla parità di genere, sia nella scelta dei ministri, sia nella distribuzione dei posti dei sottosegretari: anche in qualche caso non tutti i partiti furono soddisfatti, alcuni protestarono, avevano candidati diversi, ma il capo del governo tirò dritto, senza recedere rispetto ad una sua personale visione della caratura dell’esecutivo.

Il solo sospetto che Draghi abbia voluto accelerare rispetto ad una scadenza che poteva essere rimandata al prossimo anno, chiudendo un dossier con una soddisfazione forse più marcata del centrodestra, persino di Giorgia Meloni che ottiene la direzione di Rai News, viene respinta come totalmente infondata nel suo staff. Ogni pensiero recondito alla partita del Quirinale viene considerato talmente inappropriato da non aver bisogno di un commento. «Tutti sono stati soddisfatti, anche i Cinque Stelle», chiudono nello staff del premier.

CORRIERE.IT

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