Vaccino Pfizer per i bambini di 5-11 anni. Tutti i dati su rischi e benefici

Negli Usa vaccinati 2,4 milioni di bimbi

Negli Usa hanno iniziato l’8 novembre e finora hanno vaccinato 2,4 milioni di bimbi tra i 5 e gli 11 anni. Al momento le uniche informazioni disponibili sono quelle del Vaers, il dataset americano sugli eventi avversi: a ieri risultavano 607 miocarditi/pericarditi tra i 5 e i 17 anni, che vorrebbe dire all’incirca un caso ogni 10 mila vaccinati. Ma si tratta di dati ancora tutti da verificare e validare, poiché il sistema statunitense si basa sulle segnalazioni spontanee, anche dei singoli individui, e pubblicate in tempo reale. In Israele l’autorità sanitaria HMOs l’ha autorizzato il 15 novembre, e le prime somministrazioni sono partite il 23 novembre. In Europa bisogna attendere l’arrivo delle dosi con formulazione pediatrica e poi distribuirle. Verosimilmente la campagna vaccinale sui 5-11 enni sarà avviata attorno alla metà di dicembre, e i vari Paesi inizieranno prima dai bambini a rischio, per poi scendere fino alla prima elementare.

Come pende la bilancia nelle altre vaccinazioni

Come sempre vanno messi sul piatto della bilancia i problemi che i bambini rischiano di avere contraendo la malattia con le reazioni avverse che può dare il vaccino. È il rapporto rischi-benefici che nelle altre vaccinazioni, sperimentate sempre all’incirca su tremila bambini e poi somministrate a centinaia di migliaia, è da tempo ben definito. Chi s’ammala rischia di morire nell’1% dei casi con la pertosse, nel 5% con l’haemophilus influenzae di tipo B, nel 2-10% con la poliomielite (che orami è quasi totalmente eradicata), nel 5-10% con la difterite, nel 10-20% con il tetano, fino al 25% con l’epatite B. La difterite contratta in maniera naturale può dare complicanze neurologiche nel 20% dei casi e cardiache nel 10-25% dei casi, la poliomelite un rischio paralisi dell’1%, mentre l’epatite se contratta nel primo anno di vita può cronicizzarsi nel 90% dei casi. Per quel che riguarda le reazioni avverse alla vaccinazione esavalente sono: convulsioni in 1 caso su 200 mila, shock anafilattico in 1-6 su 1 milione e infiammazione dei nervi della colonna cervicale 5-10 casi su un milione. Il morbillo e la rosolia possono causare una grave diminuzione dei trombociti in uno su 3 mila, le stesse conseguenze si riscontrano come reazione avversa del vaccino in un bambino su 30 mila.

Conclusioni

Dai dati disponibili finora per il vaccino contro il Covid tra i 5 e gli 11 anni è comprovato il rapporto rischi-benefici a livello di comunità. L’immunizzazione dei più piccoli permetterà di raggiungere un importante obiettivo di Sanità pubblica: dare una botta alla circolazione del virus visto che oggi tra tutti i bambini in età scolare che si contagiano, la metà appartiene proprio a questa fascia di età.

L’Istituto superiore di Sanità e la Fondazione Bruno Kessler sottolineano: «Un ritorno completo alla vita pre-pandemia potrebbe essere raggiunto in sicurezza solo se più del 90% della popolazione, compresi i bambini dai 5 anni in su, sarà vaccinato utilizzando vaccini mRNA sviluppati nel 2020». In attesa di risultati sulle reazioni avverse su larga scala, ogni genitore dovrà consultarsi con il proprio pediatra. Ma serviranno anche altre risposte, prima tra tutte se ci dovranno essere eventuali modifiche al calendario vaccinale tradizionale: rispetto ai richiami per le vaccinazioni obbligatorie previste in questa fascia d’età come si inserisce quella contro il Covid? Intanto il beneficio certo è che vaccinando i più piccoli si andranno a proteggere anche tutti gli adulti che il vaccino non lo hanno fatto. dataroom@rcs.it

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