Prodi: “Il sovranismo dei francesi frena l’Europa. Pd troppo piccolo per dare le carte sul Colle”
Come fu per la Costituzione europea?
«Esattamente.
Ho visto molte volte la Francia governare con lo specchietto
retrovisore. E invece ora bisogna definire una volta per tutte i confini
dell’Europa: entrino Albania, Serbia e gli altri Paesi della ex
Jugoslavia. Poi basta. La Turchia ha scelto un’altra strada».
Come possiamo richiamarci ai valori europei e tenere fuori
con la forza, l’indifferenza e la violenza profughi che le leggi
internazionali ci chiedono di accogliere?
«Sono d’accordo
con Ursula von der Leyen: non possiamo noi europei finanziare muri.
Davanti a quel che accade in queste ore, anche nella Manica, spero che i
Paesi del Nord si accorgano finalmente che l’immigrazione è un problema
di tutti e cambino le regole di Dublino».
La coalizione tedesca vuole dare la cittadinanza agli immigrati dopo tre anni. Sono pazzi loro o noi?
«Ho
sempre pensato che sull’immigrazione bisognasse aprire e nello stesso
tempo tranquillizzare il nostri cittadini, per questo avrei cominciato
da tempo a intervenire gradualmente, a partire dallo ius culturae.
Conosco ragazzi che sono raffinati tecnici, lavorano qui da molti anni,
poi scopro che non hanno la cittadinanza. Che senso ha?».
Una delle immagini che ha scelto è un’allegoria del populismo che mangia la democrazia.
«Il
populismo rimarrà, ma ha già cominciato ad arretrare. Quello che mi
spaventa è però l’arretramento della democrazia in sé, non di fronte al
populismo, ma di fronte all’autoritarismo. In Africa, dove abbiamo
assistito a una gioiosa speranza di democrazia, quelli che hanno vinto
le elezioni cambiano la costituzione in senso autoritario per rimanere
al potere. Siamo di fronte a un’involuzione. Xi Jin Ping dice: “Noi
facciamo le cose, voi democrazie non le fate, il mondo guarderà a noi”.
Dobbiamo far vedere che la democrazia è operante, inclusiva, abbassa le
paure e nello stesso tempo promuove la crescita. E invece, un
astensionismo sempre maggiore è il primo passo verso il suo
indebolimento».
Cosa pensa della trasformazione dei 5 stelle: da forza antisistema a forza istituzionalizzata?
«Era fatale, inevitabile quando si deve andare al governo».
Nel centrosinistra c’è chi li vuole accanto e chi li vuole fuori: lei con chi sta?
«Ho
interpretato le ultime comunali come un esperimento e tutto sommato la
ritengo un’alleanza possibile. Ma in alcuni processi di cambiamento i 5
stelle devono fare grandi passi avanti. Pensavo che dopo l’uscita di Di
Battista il processo accelerasse. Mi dicevo: è uscita la frangia
estrema, il partito adesso… mi è scappata la parola partito».
Scappa spesso anche a loro.
«Pensavo fosse
entrato in una fase di revisione e che questo avrebbe accelerato tutto,
ma è un percorso ben più lento. Se ci sono nuove scissioni, il Movimento
è finito. Se si dividono ancora, vanno a finire in nulla».
Dello spostamento a destra di Renzi che pensa?
«La
situazione di Renzi è molto difficile. Da solo non può stare, col Pd fa
a botte quotidianamente. È la sua vita che l’ha portato a destra. Se
rompi, rompi, rompi… c’è stato un attimo in cui progettava di dar vita a
un centro moderato, poi si è messo a litigare anche con quel poco di
centro che c’è!».
E Carlo Calenda?
«È molto più empirico. Quando
non si infuria, per i contenuti, sembra un alleato naturale del Pd. Ma
per lui c’è il problema dei 5 stelle. Ecco cosa: è bravo, ma impaziente.
In politica la pazienza è fondamentale».
Ma del lavoro che sta facendo Enrico Letta e del progetto di un nuovo Ulivo cosa pensa?
«Quello
di Enrico Letta è un lavoro paziente che tende a unire e finalmente sta
dando frutto. Ulivo o non Ulivo, ciò che conta è mettere insieme i
riformisti».
Avrebbe mai pensato che avremmo parlato un giorno della possibilità che Silvio Berlusconi vada al Colle?
«È un suo legittimo desiderio, ma se anche Berlusconi imparasse a contare, capirebbe che non è realizzabile».
Cosa pensa delle tensioni nel Paese per i no vax, i no Green pass, le proteste di chi non accetta le misure per contrastare la pandemia?
«Ho sempre pensato che i problemi si sarebbero risolti con il vaccino obbligatorio, poi capisco che in politica si fa quello che si può. È una strana involuzione: l’umanità ha sempre accettato tutti i vaccini e ora vi si oppone. Purtroppo non è un economista che può dare risposte su come e perché siano nate queste angosce, del tutto ingiustificate, ascientifiche, un vero regresso dell’umanità».
LA STAMPA
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