Report, Ranucci accusato di ricatti sessuali. Il conduttore: “Calunnie per colpire report”
Michela Tamburrino
ROMA. Prima una lettera anonima, poi una denuncia firmata, l’Audit che ancora non avrebbe svolto il suo lavoro, un amministratore delegato che non è a conoscenza dei fatti perché partiti prima del suo insediamento. Rai, Sodoma e Gomorra a Saxa Rubra, a far rumore è un dossieraggio circolato senza firma che riguarda Sigfrido Ranucci, l’anima di Report, accusato di aver bullizzato e molestato una parte femminile della sua redazione. Con nomi, cognomi, circostanze. Una bomba scoppiata due giorni fa in Vigilanza, portata all’attenzione dell’ignaro ad Carlo Fuortes. Accuse di mobbing, ricatti sessuali, un presunto caso di #metoo che coinvolgerebbe colleghe costrette a favori impropri pur di essere assunte, servizi giornalistici a tesi pre confezionate, un inferno dantesco a bordo scrivania.
Il dossier, datato fine 2017, vede una sua prima versione si dice inviata via mail attraverso il servizio protonmail, che serve a proteggere l’identità del mittente e dunque via copia dattiloscritta, sia ai vertici Rai sia al capo del personale. Con il tempo le accuse si sarebbero ampliate di fatti fino a quando, il 5 agosto di quest’anno, l’accusato Sigfrido Ranucci non si è deciso a sporgere denuncia alla Procura. Nella denuncia pare fosse chiamato in causa anche il direttore di Rai3 Franco Di Mare, che del dossier ne avrebbe discusso in precedenza con il giornalista allarmato per «l’ennesimo attacco a me e al lavoro di tutti noi». Nella lettera si accusa appunto Ranucci di aver creato in redazione una sorta di suo personale harem terrorizzato, tra ricatti sessuali e dileggio, nei confronti di quattro colleghe di Report, di servizi fake, stravolti per ledere, nella fattispecie, l’onorabilità di un grande gruppo sanitario lombardo.
A riportare il caso all’attenzione dell’Ad Fuortes, in Vigilanza, è stato Davide Faraone di Italia Viva, appoggiato da Andrea Ruggeri di Forza Italia, mentre l’Ad ha assicurato di «non avere agli atti alcuna denuncia formale o informale» ma di voler andare a fondo della questione. Interviene sull’accaduto anche Michele Anzaldi, (Italia viva) segretario della Commissione di Vigilanza Rai, che oltre a non credere a quanto arriva via anonima, sostiene di aver fatto delle verifiche personali già in passato ma di non aver rilevato comportamenti scorretti. Ma insiste a che l’Audit indaghi. Anonimo o non anonimo, in Rai molti sanno qual è la mano che ha, se non scritto, almeno ispirato il dossier. Certamente nessuno della redazione di Report, sostiene Ranucci, provato dalle accuse «vergognose per me e per i colleghi tutti».
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