I partiti persi nel mare delle parole
di Ernesto Galli della Loggia |
A parte le proposte fuori tempo massimo di Giuseppe Conte, il quale
mette sotto accusa un sistema di lottizzazione da lui stesso usato
appena due o tre anni fa e che egli stesso avrebbe potuto benissimo
cambiare o perlomeno proporre di farlo
quando era alla testa del
governo, a parte ciò poche cose appaiono altrettanto certe come il fatto
che una riforma che sottragga la Rai al dominio dei partiti non si farà
mai. Per una semplice ragione: che una riforma del genere
significherebbe la crisi del sistema politico italiano a causa della
virtuale scomparsa dei suoi protagonisti, cioè dei partiti attualmente
esistenti. Equivarrebbe insomma alla crisi della costituzione materiale
della Repubblica.
I partiti che oggi calcano la scena italiana sono perlopiù dei gusci vuoti, quasi delle pure sigle. Naturalmente non tutti e dappertutto allo stesso modo né tutti in un’identica misura: ma la sostanza è questa. Non ce n’è uno che abbia una visione del futuro del Paese, la minima idea di che cosa debba essere e a che cosa possa servire l’Italia. I loro programmi consistono al massimo in vaghe enunciazioni di una sfilza di cose da fare. Sempre buttate giù alla bell’e meglio, senza alcuna priorità, senza indicazioni di fattibilità, di tempi, di costi. Nella loro vaghezza le richieste programmatiche dei vari partiti tendono così ad apparire (ed essere) pressoché tutte eguali e tutte inservibili.
Tutti, per fare un esempio, insistono sulla necessità di combattere l’evasione fiscale (un vero flagello italiano) ma tutti si sono sempre ben guardati dall’ immaginare e proporre mezzi concreti ed efficaci per cercare almeno di avvicinarsi a un simile traguardo.
L’ovvia conseguenza di questa generale propensione alla vaghezza è che nella Penisola i programmi dei partiti lasciano il tempo che trovano. Fino al punto che qui da noi nessun partito, se mai gli capita di vincere le elezioni e di andare al governo, si sente davvero impegnato a dare un seguito alle proprie promesse. Tranne i 5 Stelle, è giusto ammetterlo, con il reddito di cittadinanza: una proposta peraltro mal concepita che non sembra avergli portato molta fortuna.
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