La crescita a rischio: crollo lampo per il petrolio

Gianluca Paolucci

Il segnale forse più allarmante, in una giornata drammatica per le Borse, è quello che arriva dai prezzi delle materie prime. In una sola seduta il prezzo del barile (Wti, scambiato a New York) è crollato di oltre il 13% poco sopra i 68 dollari. Il timore è quello di un calo della domanda, a pochi giorni dal meeting Opec+ del prossimo 2 dicembre. Oppure «solo» una brusca correzione, dopo mesi di corsa ininterrotta spinta proprio dalla forte domanda per sostenuta dalla ripresa globale. Fatto sta che per trovare una seduta così nera occorre tornare indietro fino all’aprile del 2020. Quando mezzo mondo entrava in lockdown. Le stesse materie prime avevano anticipato più di un anno fa la ripresa post-Covid, con i loro forti rialzi sostenuti prima dalla domanda cinese e poi degli altri paesi più industriali che ripartivano a pieno regime.

Resta il dubbio – concreto – che si tratti in larga parte di una reazione psicologica più che l’annuncio di una nuova gelata sull’economia. Secondo Credit Suisse, «negli ultimi 18 mesi questo genere di paure ha avuto vita breve (le varianti Alpha, Beta e Delta hanno tutte dato origine a ondate di vendite di breve durata)». Il rallentamento più probabile, in realtà, è quello dell’uscita dalle politiche fiscali accomodanti messe in atto dalle banche centrali. La stretta monetaria, che fino a qualche giorno fa sembrava non solo necessaria ma addirittura inevitabile per raffreddare i prezzi e evitare le spinte inflattive, può essere rimandata ancora.

Nel dubbio, al momento è comunque meglio evitare investimenti in compagnie aeree, navi da crociera e catene di alberghi. 

I CONTI PUBBLICI

Allarme di Banca d’Italia: la fine dell’emergenza continua ad allontanarsi (Fabrizio Goria)
L’Impennata dei contagi in Europa e le nuove varianti sono un’incognita. Anche per l’Italia e la ripresa che sarà. Non ha usato mezzi termini il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco (foto), parlando ieri in un convegno sul sistema finanziario Ue nella prospettiva post-Covid. È vero che la crescita italiana del 2021 supererà quota 6%, ben oltre le prime attese, ma è altrettanto vero che la situazione epidemiologica potrebbe rallentare l’espansione nel prossimo anno. Cruciali, secondo Visco, saranno le campagne vaccinali. Chi si attendeva una nuova normalità a breve potrebbe essere deluso dai fatti. La recrudescenza dei contagi da un lato, le nuove varianti del Sars-Cov-2 dall’altro e l’inflazione dall’altro ancora possono essere elementi tali da rallentare la ripartenza, tanto italiana quanto europea. «Il nuovo incremento dei contagi in Europa e in altri Paesi sposta ancora in avanti la prospettiva post-Covid», ha spiegato Visco. Il quale ha rimarcato come lo scenario finora tratteggiato nel 2021 sia stato positivo. «La ripresa dell’attività economica procede a un ritmo migliore di quanto atteso solo pochi mesi fa: la crescita del prodotto supererà il 6% quest’anno, recuperando oltre i due terzi di quanto perduto nel 2020», ha detto.

È difficile, ha sottolineato Visco, anticipare ciò che sarà nel 2022, anche se «gli indicatori di breve periodo continuano a essere in complesso favorevoli». Per ora, Tesoro e Bce vedono una crescita intorno al 4% nel prossimo anno. Complicazioni permettendo.

I VIAGGI

Agenzie e tour operator: la domanda rallenta ma non c’è effetto panico (Luigi Grassia)
Il settore dei viaggi è stato il più massacrato dai due anni di coronavirus, ma a sorpresa la prima reazione degli operatori alla notizia della variante sudafricana è di una certa nonchalance. Così ad esempio Andrea Giannetti, del consiglio di presidenza di Aidit Federturismo (l’associazione di Confindustria delle agenzie di viaggio): «Ne avremmo fatto volentieri a meno, ma questa per noi non è una tragedia.

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