Amendola: “Siamo noi il motore della Ue inutile tornare al rigore fiscale”
Francesco Grignetti
ROMA. Enzo Amendola, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega agli Affari europei, uomo del Pd, ha salutato la firma del Trattato del Quirinale con tre parole in francese: «Relance, puissance, appartenance». Rilancio, forza, appartenenza. «È lo slogan della presidenza francese dell’Unione che inizia a gennaio. Mi sembrava calzante. Non è certo un caso se firmiamo il Trattato proprio in vista di questa presidenza». Perché di questo si tratta: rinforzare i rapporti tra Roma e Parigi, perché sia l’intera Europa a fare uno scatto in avanti.
Amendola, che cosa vi aspettate dal semestre a guida francese?
«Sarà molto importante per le scelte che faremo nei prossimi mesi. Ricordo solo i grandi negoziati sul digitale e sull’economia sostenibile, e la riforma del Patto di stabilità e crescita. Sa, il vero cuore di questo Trattato è nel segno di cambiare l’Europa. Noi alziamo il livello dei rapporti tra i nostri due Paesi con l’obiettivo di fare dell’Europa finalmente un Continente più autonomo, più sovrano sulle grandi questioni, e anche più forte».
Mario Draghi ha voluto rimarcare anche lui l’obiettivo di una maggiore sovranità. Il premier l’ha legata a una difesa comune e alla protezione dei confini.
«L’Europa è un attore globale che deve avere una politica di sicurezza e difesa all’altezza delle crisi che si sviluppano nel mondo».
Si dice di noi europei in giro per il mondo: giganti economici, nani politici.
«Devo ricordare che quest’estate noi europei abbiamo vissuto la tragedia afghana da spettatori? In passato, è andata così anche con le vicende del Mediterraneo. Ecco, quando si parla di autonomia, non significa rinnegare le alleanze. L’atlantismo resta alla base della politica estera europea. Ma dobbiamo diventare protagonisti del nostro destino. Perché i fatti della storia che accadono, non possiamo pensare che non abbiano effetti dentro i nostri confini. Dalla Bielorussia, all’Ucraina, fino alla Libia».
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