Variante Omicron, i vaccini bastano a proteggerci?

di Laura Cuppini

Secondo gli esperti, la terza dose dovrebbe fornire una protezione adeguata anche per la variante Omicron. In caso contrario, Pfizer potrebbe mettere a punto un vaccino ad hoc in 100 giorni. Anche Moderna è già al lavoro

La variante Omicron si sta diffondendo rapidamente, anche in Europa (anche in Italia è stato individuato un primo caso): potrebbe «bucare» i vaccini oggi disponibili?
Il ceppo B.1.1.529, segnalato il 24 novembre in Sudafrica, presenta numerose mutazioni, di cui alcune già viste — separatamente — nelle varianti precedenti Beta, Gamma e Delta. Dai primi dati sappiamo che molto probabilmente Omicron è più infettiva di Delta, ovvero si diffonde rapidamente, ma per ora non sembra essere più patogena. Per capire se sfugge al sistema immunitario dei vaccinati serviranno alcune settimane.

«Davanti a noi abbiamo tre ipotesi — sottolinea Carlo Federico Perno, direttore dell’Unità di Microbiologia all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma —. La prima (probabile) è che Omicron, così come accaduto alle varianti Alfa, Beta, Gamma e Delta, non sfugga alla copertura offerta dagli attuali vaccini. La seconda: le mutazioni producono un cambiamento nella proteina Spike che la rende meno sensibile al sistema immunitario. In questo caso (possibile) l’efficacia dei vaccini resta buona, ma scende rispetto a quanto osservato finora con Delta. Nel terzo scenario, che ritengo altamente improbabile, la proteina Spike è talmente mutata che il vaccino non risulta più efficace. Se così fosse, dovremmo ricominciare il ciclo con un nuovo vaccino. Considero questa opzione remota perché gli anticorpi coprono l’area della proteina Spike che lega le cellule umane: se quella specifica parte si modificasse in modo consistente, il virus rischierebbe di non poter più agganciare le nostre cellule. Ricordiamo che non è la quantità di mutazioni a doverci preoccupare, ma eventualmente la loro qualità e la conformazione finale della Spike. Nell’estate 2020 una singola mutazione, la D614G, ha soppiantato in tempi rapidissimi tutti i ceppi precedenti».

La terza dose ci proteggerà dalla variante Omicron?
In tutti i vaccini la terza dose stabilizza la risposta immunitaria a lungo termine (anche a vita), dunque è lecito credere che la terza iniezione possa aumentare la protezione anche nei confronti di Omicron, a meno che non si verifichi l’opzione per cui il ceppo sfugge completamente alla risposta immunitaria indotta dai vaccini. «Con il booster dovremmo arrivare a livelli anticorpali tali da riuscire a coprire anche questa variante — ha affermato Rino Rappuoli, responsabile Ricerca e sviluppo di GlaxoSmithKline Vaccines, nonché coordinatore scientifico del Mad Lab di Toscana Life Sciences —. Sappiamo che la terza dose è indispensabile per l’immunità a lunga durata e per coprire le varianti; tra un anno vedremo se ci sarà necessità di una quarta o quinta dose. Dipende da come vaccineremo il resto del mondo: in Africa appena il 6% della popolazione è immunizzato».

Se invece serviranno nuovi vaccini, quando saranno disponibili?
Secondo Pfizer un eventuale vaccino contro Omicron può essere messo a punto in «cento giorni». L’azienda sta studiando la variante e ha annunciato che entro un paio di settimane si potrà capire se sfugge al sistema immunitario. Anche Moderna ci sta lavorando: «Abbiamo tre linee di difesa che avanzano in parallelo: un richiamo con una dose più alta (100 mg); due candidati booster multivalenti che anticipano mutazioni come quelle emerse nella nuova variante; un candidato specifico (mRna-1273.529)» ha detto Stéphane Bancel, chief executive officer dell’azienda Usa.

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