Covid in Austria, il cancelliere: «Multe salate a chi non si vaccina, con il 34% di no vax non se ne esce»

di Paolo Valentino

Il neocancelliere austriaco Alexander Schallenberg: «Da noi l’opposizione è no vax, ecco perché serve l’obbligo. Il nostro obiettivo è dare ai vaccinati il massimo della libertà possibile. Salvare la stagione dello sci? Lo spero»

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DAL NOSTRO INVIATO
VIENNA — «La peculiarità austriaca nella pandemia è la presenza in Parlamento di una forza politica che agisce in modo irresponsabile contro la scienza e alimenta le paure collettive».

Da quarantasette giorni Alexander Schallenberg è cancelliere dell’Austria, dopo che il suo predecessore, Sebastian Kurz, si è dimesso travolto da uno scandalo politico. In poco meno di due mesi, l’ex ministro degli Esteri, 52 anni, diplomatico di carriera, ha dovuto affrontare la più virulenta quarta ondata della pandemia in Europa.

Signor Cancelliere, l’Austria è finora il solo Paese europeo ad aver reintrodotto un lockdown duro e il primo ad aver approvato una legge sull’obbligo vaccinale. Perché lo ha fatto?
«Il mio credo è sempre stato convincere i non vaccinati a vaccinarsi invece di limitare la libertà di chi si è immunizzato. Ma i numeri del contagio crescevano in modo esponenziale e siamo stati costretti a introdurre un lockdown nazionale, sia pure limitato nel tempo. Ne valuteremo gli effetti giovedì prossimo e l’accordo è di terminarlo entro 20 giorni. Il nostro obiettivo rimane quello di dare ai vaccinati il massimo di libertà possibile. Capisco che sia difficile differenziare, compito di un politico è unire il popolo. Ma in una pandemia, c’è una differenza tra chi è in grado di resistere al virus perché immunizzato e chi rifiuta di vaccinarsi. Quanto alla vaccinazione obbligatoria, forse troppo a lungo ho sperato che sarebbe stato possibile convincere quanti più austriaci possibile a farlo volontariamente. A spiegare che era importante non è stato solo il governo, ma anche gli esperti, i medici, i media. Sfortunatamente non ha funzionato e con una quota del 66% di vaccinati sull’intera popolazione non usciremo mai dal circolo vizioso di nuove ondate e nuovi dibattiti sul lockdown. Ogni lockdown è una pesante interferenza nelle libertà fondamentali dei nostri cittadini. L’obbligo vaccinale al confronto è una interferenza minore. Avrei voluto fare diversamente, è triste. Ma l’Europa, il cuore delle società aperte, benestanti e industriali, è di nuovo il focolaio della pandemia».

La FPÖ, l’opposizione di estrema destra, l’accusa di voler instaurare una dittatura.

«La maggior differenza tra il panorama politico austriaco e quello degli altri Paesi europei è che il terzo partito del nostro Parlamento sia apertamente e vocalmente contro la vaccinazione, negando che sia il solo biglietto d’uscita dalla pandemia. Questo moltiplica scetticismo e dubbi. Non penso che la FPÖ parli a nome del terzo della società non vaccinato. Giocano altri fattori: sottovalutazione del virus, paura. Dobbiamo anche riconoscere che abbiamo sbagliato molte cose: all’inizio abbiamo parlato di due dosi, non sapevamo sarebbe stata necessaria una terza. Ricordiamoci poi il caso Astra Zeneca e il dibattito sui rischi».

Come volete implementare il rispetto dell’obbligo vaccinale?

«L’idea è che scatti dal 1° febbraio 2022. Prima, tutti quelli non vaccinati riceveranno una notifica che li invita a farlo. Chi non lo fa entro quella data dovrà pagare una multa salata. Ma dal mio punto di vista questa è l’estrema ratio. Spero che il nostro lavoro di convincimento spinga le persone a non aspettare l’ultimo momento».

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