Variante Omicron, i sintomi sono più gravi? Quanto sono protetti i vaccinati? Domande e risposte

di Laura Cuppini

Cosa sappiamo sulla nuova variante del Covid, la Omicron: secondo gli esperti, è probabile che lo scudo offerto dai vaccini contro le forme di malattia grave resti comunque alto

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(Afp)

Il «paziente zero» italiano di Omicron aveva già ricevuto due dosi al momento dell’infezione in Sudafrica. Dobbiamo temere che la nuova variante sfugga ai vaccini?
Serviranno alcune settimane per poter rispondere a questa domanda, ma le aziende che producono vaccini a mRna sono già al lavoro su un preparato specificamente diretto contro Omicron che potrebbe essere pronto — secondo Pfizer — in «cento giorni». La possibilità che il ceppo «buchi» la protezione offerta dagli attuali vaccini è però ritenuta remota dagli esperti. «È più probabile che il virus sfugga parzialmente alla difesa immunitaria, come già accaduto nell’infezione da Delta in cui l’efficacia dei vaccini è scesa rispetto alle varianti precedenti, ma la difesa dalla malattia grave è rimasta alta — spiega Sergio Abrignani, professore ordinario di Immunologia all’Università Statale di Milano e direttore dell’Istituto nazionale di genetica molecolare «Romeo ed Enrica Invernizzi» —. Nel caso di Omicron è possibile un ulteriore calo della protezione dall’infezione, ma ancora una buona difesa dalla malattia severa».

Il nuovo ceppo presenta 32 mutazioni nella Spike: è preoccupante?
Non è detto che tutte le mutazioni siano «negative», ovvero che rendano il virus più trasmissibile o patogenico. Omicron ha alcune caratteristiche comuni alle varianti Beta e Gamma (quelle ritenute più «pericolose»), ma per capire la capacità degli attuali vaccini di proteggere dall’infezione e dalla malattia sono necessari ulteriori dati sull’effetto protettivo degli anticorpi e dei linfociti T. «Gli anticorpi neutralizzanti inibiscono l’infezione impedendo l’ingresso del virus nelle cellule, mentre per la protezione dalla malattia servono anche i linfociti T, che uccidono le cellule già infettate — chiarisce Abrignani —: gli anticorpi neutralizzanti riconoscono per lo più la regione molto mutata della Spike che si lega alle cellule umane, i linfociti T colpiscono invece regioni del virus che non hanno alcuna funzione d’interazione con le cellule umane e che sono rimaste ben conservate rispetto alle varianti precedenti».

La terza dose di vaccino è protettiva, anche se non «perfetta» per Omicron?
Sì, perché rafforza la risposta immunitaria che, come detto, colpisce anche aree del virus immutate rispetto al ceppo originario, quello di Wuhan. Un eventuale vaccino specifico per la spike di Omicron — come quelli annunciati da Pfizer e Moderna — potrebbe essere utilizzato per la quarta dose.

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