La Commissione Ue, il Natale e le linee guida sulla comunicazione: «Non tutti celebrano le feste cristiane, siate sensibili»
di Francesco Battistini
In vista del Natale, la Commissione europea dirama le linee guida sulla comunicazione in un documento interno dal titolo «Union of Equality». Invece di dire «Buon Natale», meglio «Buone feste»
Un piccolo passo per un uomo? Eh, no! Mettesse di nuovo il piedone sulla Luna e pronunciasse la sua celebre frase, oggi il povero Armstrong lo lascerebbero là: chi l’ha detto che è stato solo l’Uomo a sbarcare sulla Luna? Per non dire di Gesù: non di solo pane vive l’uomo, chiaro, ma mica vorremo lasciare solo a lui il companatico. E pure il fuoco, la ruota o la penicillina: perché mai sarebbero da narrare soltanto come le Grandi Invenzioni dell’Uomo? Perfino Eduardo dovrebbe riscrivere la sua commedia più famosa: «Festività in casa Cupiello». La lingua batte dove il gender duole, le parole che non diciamo stanno diventando un vocabolario alto così e anche il Natale diventa politicamente corretto, sì, ma corretto grappa: in attesa di disquisire su Babbo/Mamma Natale e sul sesso delle renne (ci arriveremo, ci arriveremo…), alla Commissione europea hanno anticipato i brindisi e i bigliettini natalizi con un dossierino, «Guidelines for Inclusive Communication», che insegni ai funzionari Ue la neolingua inclusiva e non discriminatoria. 32 pagine di suggerimenti: vietato offendere i non cristiani che non fanno il presepe, le donne che non si chiamano Maria, gli anziani che non si sentono vecchi, gli europei che vivono ai confini dell’Europa …
La scelta
Stando alla commissaria maltese per l’Uguaglianza, Helena Dalli, è ora di piantarla: chi va a sciare, d’ora in poi auguri «Buone Feste» e non «Buon Natale»; chi non ci va, eviti di dire che «il periodo natalizio può essere stressante» e se proprio vuole lamentarsi, semplicemente, stia su un più generico «periodo delle vacanze». Insomma: «Evitare di considerare che chiunque sia cristiano», perché serve «essere sensibili al fatto che le persone abbiano differenti tradizioni religiose». Quando lo chiamavano a votare certe leggi, il liberale Giovanni Malagodi svicolava spiegando d’avere «impiegato una vita a non sembrare un cretino». La signora Dalli è ancora giovane e non ha gli stessi scrupoli. Tanto da scatenare irridenti reazioni dalla Polonia, dalla Spagna, dall’Ungheria e anche dalla destra italiana, che parla di «follia» (Salvini) e di «storia e identità» minacciate (Meloni). Com’è uscita la circolare della Commissione di Ursula van der Leyen, che doveva rimanere riservata, Bruxelles ha precisato di volere solo invitare chi lavora nell’Ue a un linguaggio più consapevole: «Dobbiamo sempre offrire una comunicazione inclusiva — dice la commissaria maltese — garantendo così che tutti siano apprezzati e riconosciuti indipendentemente dal sesso, dalla religione o dall’origine etnica”. Nobili parole, seguite da comiche tabelle che entrano nello specifico.
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