Di Battista e il nuovo partito: cosa resta del Movimento 5 Stelle
di ETTORE MARIA COLOMBO
Roma – “Arrivare al punto di non scambiarsi gli auguri di buon Natale mi sembra esagerato” dice il leader del ‘nuovo’ M5s Giuseppe Conte. Il riferimento, formale, è alla polemica innescata dalle nuove ‘linee guida’ della commissione Ue (poi ritirate n.d.r.) sulle festività e sul genere (pare che espressioni come “Maria”, nel senso della madre di Gesù, o ‘buon Natale’, siano offensive: non rispettano i ‘non cristiani’), ma quello sostanziale potrebbe essere, invece, tutto interno al magico mondo del Movimento.
Cosa succede nel M5s
Que pasa? O, meglio, che succede? Succede che, nello stesso giorno, arrivano due annunci (e, anche, due notizie) fresche fresche, nuove nuove. Il primo è che ‘bastian contrario’, dopo aver stracciato la tessera del M5s da quando appoggia il governo Draghi, Alessandro Di Battista, dopo aver tanto tentennato, pensato e ripensato, sta per lanciare, stavolta davvero, un ‘nuovo’ partito, varcando il Rubicone e ributtandosi in politica.
Dibba lancia un nuovo partito
Si chiamerà ‘Su la testa’ (come in un famoso film western, diretto da un genio, Sergio Leone, che raccontava della rivoluzione messicana, ma uscito nel 1971 parlava di quella ‘italiana’…) e si baserà, almeno a livello di ‘base’ parlamentare, sul ‘gruppetto’ degli ex parlamentari M5s che, oggi, vegetano dentro i due Gruppo Misto di Camera (in ben 15) e Senato (qui solo in cinque) dal nome provvisorio ‘L’Alternativa c’è’.
Fornisce il lieto annuncio Alessio Villarosa, ex sottosegretario del governo Conte due, che dice, ai microfoni di Radio Cusano Campus: “Con ‘Su la testa’ le idee che hanno portato alla nascita del M5s abbiamo intenzione di strutturarle in un partito” e a quel punto Alessandro Di Battista ne sarà un leader per natura, sarà lui il frontman”. “Se l’M5s con Conte tornasse quello di prima – spiega il deputato ex pentastellato, ora nel Misto – io lo voterei. Il problema è che le istanze con cui M5s è nato si sono completamente perse. Cambiare è corretto, ma passare dal nero al bianco senza riflettere sul grigio non è coerente”. “Questo è accaduto – secondo Villarosa – perché si è accettata la sconfitta. Noi siamo entrati in Parlamento dicendo alcune cose, ma alla prima difficoltà molti hanno mollato e cambiato idea”.
Le battaglie (perse) di ‘Dibba’ e il suo tour
E così Dibba, dopo la battaglia (persa) contro il Mes, dopo gli scontri all’arma bianca con Salvini, ai tempi del Conte Uno (persa), dopo le ennesime sparate contro tutto e tutti (da Berlusconi in giù), dopo il no al voto di fiducia a Draghi e al suo governo, dopo aver stracciato la tessera del Movimento, difendendo solo la ex sindaca di Roma, Virgina Raggi, come appoggio concreto, e fattivo, in campagna elettorale, ha deciso di iniziare a dire qualche ‘sì, ma seguendo il rituale storico dei partiti politici della ‘Casta’: la scissione, comprensiva di rango parlamentare.
Da fine ottobre, del resto, Di Battista ha iniziato il suo tour in giro per l’Italia intitolato “Su la testa”. L’obiettivo è dare l’avvio ad un “nuovo percorso politico (sic) attraverso un’opera di opposizione che giunga dall’esterno delle Istituzioni”. E proprio oggi Di Battista ha spiegato a Repubblica che proverà a fare “qualche semplice battaglia di legittima opposizione, in un Paese dove attualmente e pericolosamente l’opposizione non esiste. Non esiste fondamentalmente neanche in Parlamento dove la Meloni teoricamente è all’opposizione, ma poi propone Mario Draghi come Presidente della Repubblica”. Insomma, a fare l’opposizione ‘anti-sistema’ sarebbe rimasto solo lui, ‘Dibba’ fuori da ogni asse destra/sinistra. Dibba ci crede e, in fondo, i sogni non costano…
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