Di Battista e il nuovo partito: cosa resta del Movimento 5 Stelle
Il tentativo del ritorno alle origini
Insomma, siamo di fronte al tentativo di un ritorno ‘in purezza’, al Movimento delle origini, quello del ‘Vaffa’, della guerra alla Casta (chi non ricorda il famoso “Apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno” cui la Meloni rispose: “il tonno siete diventati voi”…), delle posizioni e strategie prese ‘in solitaria’. I punti del nuovo partito che fonderà ‘Dibba’ si sanno già: no a un’alleanza con il Pd (come fu nel 2013, ma anche nel 2019), no a eleggere in modo condiviso un Capo dello Stato (come fu nel 2013 e nel 2015, con Napolitano prima e Mattarella poi), no ai finanziamenti della politica, di qualsiasi genere e dimensione, 2xmille in testa, no a ogni tipo di alleanza con altri, no, ovviamente, al “governo dei banchieri” (sic), quello attuale, a guida Draghi, no a superare il tetto dei due mandati, no alla Politica come ‘professione’ (lo insegnava Weber, ma tant’è).
‘Sì’, invece, a una nuova ondata di referendum, dopo quello (vinto) sull’acqua pubblica nel 2011 e dopo il boom delle ultime proposte referendarie, sì alla guerra alla ‘partitocrazia’ come ai Pass (Green Pass, Super Green Pass), ‘nì’ sui vaccini e sì a un M5s che torni quello ‘delle origini’ e che si presenti sempre ‘in solitaria’ a ogni tipo di gara, dalle comunali alle regionali alle politiche. Un Movimento 4.0 che, molto probabilmente si ‘riallineerà’ alla Casaleggio&Associati, la ‘casa madre’ del Movimento delle origini, che tornerà sotto l’ala protettrice di Davide Casaleggio jr., che tornerà ad usare la piattaforma Rousseau, cui far decidere ogni atto politico (e ogni sospiro) e che, su posizioni in parte di destra radicale no vax e non Ue e in parte di sinistra radicale ‘no pasaran’ (i banchieri, le elites, i ricchi, il G7, etc.) darà filo da torcere, sui temi e nell’approccio, a un M5s ‘official’ a rischio di nuove emorragie di abbandoni, in Parlamento, e di voti, nel Paese. Anche perché il Movimento ‘4.0’, alias ‘Su la testa’ si presenterà alle future elezioni politiche, quando ci saranno e lì si vedrà quanti voti vale.
L’M5s ‘official’ sempre più uguale agli altri
Ma se ‘questo’ è il progetto di Di Battista, dall’altra parte c’è un M5s ‘official’ sempre più simile ai partiti ‘tradizionali’, sempre più organico al ‘Sistema’ che voleva combattere e, anche, sempre più deficitario di parlamentari (che se ne vanno), di iscritti (idem) e di voti.
Un M5s che ha rotto con la piattaforma Rousseau, con la Casaleggio&Associati, con il Movimento delle origini, ma che vede ancora in Beppe Grillo il suo ‘garante’ e che è diventato un partito proprio come ‘tutti gli altri’. Il voto sul web che si è tenuto oggi, infatti, ha certificato, infatti, e con un abbondante 72% di ‘sì’ tra i votanti e iscritti, che anche il M5s accederà ai – tanto aborriti – fondi del ‘2xmille’, i contributi volontari dei cittadini (stile 8xmille) e l’unica forma di finanziamento diretto alla Politica che esiste da quando è stato abolito, nel 2013, il finanziamento pubblico che lo Stato (e non i cittadini) dava ai partiti politici. Il prossimo passo sarà, molto probabilmente, l’abolizione del tetto dei due mandati (non cumunabili in modo ripetuto), per i suoi eletti. Dopo l’acquisto di una ‘sede’ fisica (lussuosa e assai costosa, in piazza del Parlamento), la ‘strutturazione’ in partito vero e proprio (con i vari organismi apicali: segreteria, direzione, responsabili regionali, provinciali, cittadini, etc.) e dopo il ‘divorzio’ da Rousseau (gli iscritti M5s votano, da quando hanno eletto Conte presidente, sulla piattaforma Sky Vote), mancava solo questo tassello per diventare, appunto, un ‘partito’ come – o, forse, più – degli altri. Quelli tanti aborriti e, fino a ieri, vituperati.
E hai voglia, Giuseppe Conte, nel commentare il voto di ieri, a dire che “utilizzeremo tali somme per rafforzare l’azione politica sui territori, elaborare nuovi progetti per essere vicini ai bisogni e alle richieste delle persone, a livello nazionale e locale” o che “Il Movimento 5 stelle è l’unica forza politica che restituisce alla collettività una parte degli stipendi dei propri parlamentari”. Certo, molti erano contrari, alla sua proposta, e lui temeva di perderlo, persino, il referendum in Rete, tra gli iscritti, ma la verità è che il M5s ‘official’ è diventato un ‘partito’ come tutti gli altri. ‘Il tonno’ di cui parlava la Meloni. Si vedrà solo alle elezioni se Dibba e il suo M5s 4.0 avrà più fortuna, di certo è ben più coerente.
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