Vaccino Covid, perché servirà un richiamo all’anno: così la malattia diventerà endemica
di Ruggiero Corcella
Pregliasco: «Le varianti sono la peculiarità di questo virus. L’immunità di gregge è un obiettivo irraggiungibile»
Un vaccino anti-Covid ogni anno, per molti anni. È lo scenario che delinea Albert Bourla, Ceo di Pfizer, in un’intervista alla Bbc.
«Se dobbiamo fare un’ipotesi basata su tutto ciò che ho visto finora,
direi che probabilmente saranno necessarie vaccinazioni annuali per
mantenere livelli di protezione molto robusti e molto, molto alti», ha
affermato.
Al netto di un sospetto «conflitto di interessi», l’ipotesi di
Albert Bourla non è poi così peregrina. Anzi, come dice il professor Fabrizio Pregliasco
virologo dell’università di Milano e direttore sanitario dell’Irccs
Galeazzi di Milano, «si tratta di un’ovvietà, perché il virus rimarrà
con noi e bisognerà continuare a proteggersi probabilmente da ulteriori
varianti perché sono la peculiarità di questo virus».
Professor Pregliasco perché potrebbe essere davvero necessario un «richiamo» annuale?
«Si è registrata una buona protezione con due dosi, ma poi un calo
che non ci stupisce perché l’aver contratto il coronavirus di per sé non
garantisce una protezione per la vita neppure ai guariti, rispetto ad
altre malattie infettive. Se prendi il morbillo una volta, sei sicuro
che non lo becchi più. Invece i coronavirus non danno questa certezza
perché l’1% dei guariti si reinfetta. Quindi è normale, come per tutte
le vaccinazioni, che la forza del virus anti-Covid sia un po’ inferiore
rispetto alla guarigione da malattia, che ha una risposta immunitaria
molto più ampia e complessa. Ciò detto, la protezione non precipita.
Rimane abbastanza alta quella dalla malattia grave, che dopo due dosi è
del 95% circa e diventa 80-85% dopo sei mesi. La protezione
dall’infezione, che peraltro era un elemento “secondario” perché
l’obiettivo di registrazione del vaccino era proprio di evitare della
malattia grave, è dopo due dosi all’80% e dopo sei mesi al 55%».
Perché allora non accontentarsi di questo livello di protezione?
«Il problema è che c’è questa onda di rialzo. In qualche modo ci fa
pensare che sia bene rialzare l’asticella e quindi dare questa dose di
rinforzo con una strategia universale».
E in futuro?
«Ritengo che l’andamento di questa pandemia sia come le onde di un
sasso in uno stagno, l’ho ripetuto diverse volte: cioè prima terribili,
poi ondulazioni che proseguiranno nel tempo perché non riusciremo a
eradicare il virus con le vaccinazioni anche al 100% di tutti».
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