Ruffini: «In Italia il 90% dell’Irpef lo pagano dipendenti e pensionati. E solo in 40 mila dichiarano più di 300 mila euro»

«Forse non teniamo in debita considerazione che la funzione dei tributi è quella di garantire servizi di cui tutti usufruiamo, dalla sanità alla sicurezza, dai trasporti alla scuola. Ecco perché è necessario, anzi decisivo, essere leali verso lo Stato e la comunità».

D’accordo ma nell’attesa che si sviluppi questo senso civico, esistono comunque colli di bottiglia.

«In un’epoca caratterizzata dalla fiscalità di massa e da processi sempre più digitalizzati, occorre sfruttare tutte le potenzialità che le banche dati mettono a disposizione. Fermo restando che non vogliamo violare la privacy di nessuno, dovremmo tutti avere la consapevolezza di quanto sia importante per ciascuno di noi sconfiggere o almeno contrastare più efficacemente l’evasione fiscale. Senza pensare che sia un tema che non ci riguardi».

La delega fiscale va in questa direzione?

«È molto ampia. Non a caso ha quattro capitoli che sono la finalizzazione allo sviluppo economico (mi accontenterei che non fosse un freno), la progressività della tassazione, la semplificazione, la lotta all’evasione».

Ma va nella giusta direzione?

«Non posso esprimere giudizi che non mi competono, tanto più che le norme sono ancora allo studio. Di sicuro quei 4 capitoli sono decisivi per un’amministrazione fiscale moderna ed efficiente. Pensi alla giustizia tributaria o alle semplificazioni normative. Tra leggi, norme e decreti abbiamo superato quota 800 e orientarsi è un’impresa. Anzi una corsa a ostacoli. E quindi tutte queste norme andrebbero almeno organizzate in testi unici per materia. Pensi che, fino a oggi, il legislatore ha dovuto prevedere addirittura l’inapplicabilità delle sanzioni quando la violazione di una norma tributaria sia stata causata dall’obiettiva condizione di incertezza della sua corretta applicazione».

CORRIERE.IT

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