Così il Pd guida il partito trasversale del Mattarella bis

Federico Capurso, Ilario Lombardo

ROMA. È un paradosso, che però fa emergere quanto sia esteso e trasversale il partito che spinge e prega per il bis di Sergio Mattarella al Quirinale. Al Senato è stato depositato un disegno di legge costituzionale del Pd che prevede l’abolizione del semestre bianco – i sei mesi finali del mandato in cui il Capo dello Stato non può sciogliere le Camere – e sancisce la non rieleggibilità del presidente della Repubblica. Due modifiche che era stato Mattarella a incoraggiare nelle stesse uscite pubbliche che gli erano servite a mettere in chiaro la sua contrarietà all’ipotesi di un secondo mandato.

A un primo sguardo la proposta sembrerebbe andare nella direzione auspicata da Mattarella. Ma non è così semplice. E come spesso fa la politica, si rivela un arabesco tutto da decifrare. Ecco il paradosso: chi presenta la legge che vieta la rieleggibilità lavora all’ipotesi della rielezione dell’attuale presidente della Repubblica. A firmare il ddl sono tre senatori del Pd che hanno ottimi rapporti con il Colle: Luigi Zanda, senatore di lungo corso, Dario Parrini, presidente della commissione Affari costituzionali, e Gianclaudio Bressa, considerato vicinissimo a Mattarella. È quest’ultimo a far comprendere il senso dell’iniziativa a un mese e mezzo dalle votazioni per il Quirinale: «Il Ddl non potrebbe essere approvato ed entrare in vigore, nella migliore delle ipotesi, prima della fine del 2022 – spiega Bressa –. Non è un’iniziativa legislativa che guarda all’elezione di gennaio bensì a ciò che è meglio per gli equilibri costituzionali».

La riforma offrirebbe una cornice costituzionale per non rendere norma un’eccezione che ha già un precedente nel bis di Giorgio Napolitano. Esattamente come chiede Mattarella. Per arrivare alla sua approvazione però servono mesi. Il presidente verrebbe rieletto e accompagnerebbe il percorso con una maggiore tranquillità. Perché a quel punto, contestualmente alle elezioni politiche del 2023, con un Parlamentodimezzato e con una legge che ha abolito semestre bianco e rieleggibilità, Mattarella potrebbe dimettersi e motivarne le ragioni proprio alla luce delle modifiche costituzionali e della nuova composizione delle Camere.

Si tornerebbe così allo schema della staffetta che i partiti hanno sempre incoraggiato: la riconferma a tempo di Mattarella scongiurerebbe le elezioni anticipate e permetterebbe al presidente del Consiglio Mario Draghi di completare il lavoro al governo. Nel 2023, se ce ne saranno le condizioni, l’ex banchiere centrale potrebbe salire al Colle, nominato dal nuovo Parlamento. Inutile dire che la mossa dei senatori Pd ha un valore anche perché è un segnale inequivocabile. Di chi fino a ieri sussurrava e oggi chiede invece esplicitamente un sacrificio a Mattarella, in nome della stabilità. Lo fa il costituzionalista e deputato dem Stefano Ceccanti: «Ritengo che sia la soluzione migliore». Nel Pd c’è grande agitazione. E il clima è lo stesso dentro Forza Italia e nel M5S.

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