Così il Pd guida il partito trasversale del Mattarella bis
Anche perché le indiscrezioni sulla volontà di Draghi di trasferirsi al Quirinale si fanno sempre più diffuse. Quanto le voci su chi dei ministri lo sostituirebbe a Palazzo Chigi, per assicurare continuità al governo e placare i timori dei peones: oltre ai ministri Vittorio Colao e Daniele Franco, nel M5S e nel centrodestra si parla della titolare della Giustizia Marta Cartabia. «Io mi auguro che Draghi resti a Chigi – dice il senatore Andrea Marcucci – Aspetto che lo dica anche Enrico Letta». Sono tanti a chiedere che il segretario spenda una parola in questo senso. Temono che i contraccolpi delle elezioni del Quirinale possano destabilizzare il sistema e portare dritti al voto, garantendo a Letta la possibilità di rinnovare i gruppi. Un epilogo che non piace al ministro Dario Franceschini: «Al di là delle singole convenienze del voto – dice – la legislatura deve continuare, sarebbe irrazionale interromperla ancora in pandemia».
Nel frattempo, i leader cominciano delineare ognuno una propria strategia. La riapertura dei contatti tra il presidente del M5S Giuseppe Conte e il leader della Lega Matteo Salvini serve anche a ribilanciare in chiave interna i rapporti e a spezzare l’asse che hanno costruito proprio sul Colle il ministro degli Esteri del M5S Luigi Di Maio e il ministro dello Sviluppo economico del Carroccio Giancarlo Giorgetti. Nell’incontro avvenuto tra Di Maio e Conte a casa di Pietro Dettori, collaboratore del ministro grillino, è stata siglata una tregua tra i due in vista del Colle. A una condizione, chiesta dall’ex premier: che sia lui a guidare le trattative, coordinandosi sulla linea con Di Maio, ma senza più interferenze. Il ministro degli Esteri però non sembra aver messo da parte la sua capacità di tessitore. Lo provano le frequenti chiacchierate sul Colle con i ministri del Pd Lorenzo Guerini e Franceschini, e lo prova che appena qualche giorno fa Di Maio ha avuto un colloquio a tre con Giorgetti e Massimo D’Alema. Quest’ultimo interessato al pensiero del titolare della Farnesina, ma da sempre vicino a Conte, con cui condivide l’idea di non avere il nome del commissario europeo ed ex premier del Pd Paolo Gentiloni in cima alla lista delle preferenze per il Colle. Nelle preferenze di D’Alema ci sarebbe il giudice costituzionale Giuliano Amato, lo stesso nome al centro di due cene. Quella in pizzeria tra Giorgetti e Di Maioa. E un’altra tra il leader di Leu Roberto Speranza, il vicesegretario del Pd Beppe Provenzano e il ministro Andrea Orlando.
LA STAMPA
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