Il Senato dei ribaltoni: nel voto su Lotito prove di Quirinale

di Giovanna Vitale

ROMA – “Se è andata così oggi, figuriamoci cosa può succedere a gennaio”. Alle tre del pomeriggio Loredana De Petris, senatrice di Leu e capogruppo del Misto, si abbandona a una considerazione che fra i parlamentari è ormai opinione diffusa. Quanto accaduto a palazzo Madama sul “caso Lotito” – il patron della Lazio che da più di tre anni chiede gli venga assegnato il seggio destinato “per un errore di calcolo” al renziano Vincenzo Carbone – dimostra che quando ci sarà da eleggere il presidente della Repubblica nessun risultato potrà essere garantito. Con il voto segreto sarà come giocare una schedina al lotto. E i franchi tiratori, annidati in tutte le forze politiche, avranno il potere di decidere la partita del Quirinale, indipendentemente dalla volontà dei rispettivi leader.

La prova generale è andata in scena ieri al Senato, chiamato a esaminare le deliberazioni della Giunta delle elezioni su quattro scranni contesi. La prima, qualche mese fa, aveva stabilito che debba essere Claudio Lotito, candidato nel 2018 nel collegio Campania2, a sedere sul banco occupato dall’ex forzista Carbone, ora transitato in Italia Viva. Ebbene in Aula la sospensiva per rimandare gli atti in Giunta, votata come prevede il regolamento a scrutinio palese, è stata bocciata, nonostante il “soccorso” di sette esponenti pd (subito accusati di tradimento dai renziani). Mentre il successivo ordine del giorno, che di fatto chiedeva la stessa cosa, è passato con scrutinio segreto a larga maggioranza: 155 sì, 102 no, 4 astenuti. Carbone si è salvato, Lotito è stato invece respinto. Almeno per adesso.

“Vuol dire che nell’arco di pochi minuti, una cinquantina di senatori si sono espressi in modo opposto su voti che avevano come conseguenza il rinvio della decisione”, spiega Luigi Zanda. Preoccupato, il decano dem, per le pesanti ricadute che una Camera fuori controllo potrà avere sull’appuntamento più importante della legislatura. “Qualunque candidato al Colle rischia di finire bruciato”, riflette Zanda. “Ma nell’Italia sconvolta dal Covid, alle prese con una crisi profondissima, manovrare col voto segreto sarebbe una forma di assoluta irresponsabilità. Produrrebbe effetti molto gravi sul sistema economico e sulle nostre relazioni sociali, oltre a provocare gran discredito internazionale”.

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