Ipotesi Draghi al Colle, Quirinale e Montecitorio studiano come evitare il cortocircuito tra poteri dello Stato
Non solo per dare più tempo ai partiti di trovare un accordo, né per dare modo ai grandi elettori regionali di ritrovarsi a Roma per il voto, cosa risolvibile in una settimana a partire dal 3 gennaio, giorno in cui il presidente della Camera Roberto Fico invierà la convocazione. Ma anche perché il 25 gennaio è la data in cui scade la riconversione del decreto Green Pass. Tra la manovra e le ferie, prima di passare alla Camera il testo potrebbe trascinarsi al Senato fino a metà gennaio.
Se come sembra, poi, si adotteranno misure anti-Covid, le votazioni saranno una al giorno e non due come da prassi. Si arriverebbe così a fine gennaio, a ridosso dalla scadenza di Mattarella, o oltre. Le dimissioni del Capo dello Stato che servono a pilotare la successione sarebbero più semplici, e la supplenza temporanea spetterebbe alla presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati. Per pura coincidenza l’Italia si ritroverebbe con due esponenti di Forza Italia, Brunetta e Casellati, a ricoprire il ruolo di capo del governo e capo dello Stato. Ovviamente solo per qualche ora, al massimo due-tre giorni. Se invece Draghi venisse eletto dopo il 3 febbraio, si imporrebbe il principio di continuità degli organi costituzionali e Mattarella potrebbe anche prorogare il suo mandato fino al giuramento di Draghi. A quel punto l’ex banchiere sarebbe formalmente nei pieni poteri e sarà lui a consultare i partiti per il suo successore a Palazzo Chigi.
Il secondo scenario invece ipotizza che sia Mattarella a gestire crisi di governo. In questo caso Draghi, dimissionario da Palazzo Chigi ma già eletto presidente della Repubblica, resterebbe premier per l’ordinaria amministrazione in attesa che il Capo dello Stato svolga le consultazioni come ultimo atto prima di lasciare il Quirinale. Ma da quanto è dato sapere, agli occhi di Mattarella potrebbe essere un’ennesima forzatura.
LA STAMPA
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