Roberto Fico: “Serve uno sforzo di unità per il Quirinale. Giusto che i più facoltosi aiutino chi fa fatica”
Annalisa Cuzzocrea
ROMA. Roberto Fico rivendica il lavoro di inchiesta della Camera dei deputati sull’omicidio di Giulio Regeni e ricorda che – ad agire – devono essere tutti i livelli: perché «la tortura e l’assassinio di un ragazzo italiano al Cairo sono una questione di Stato». Sul fine vita, il presidente di Montecitorio parla di un «ritardo colpevole del Parlamento» e invita a non perdere altro tempo. Sulla manovra, chiede che sia il Senato che la Camera vengano messi in condizione di esaminare la legge di Bilancio secondo le loro prerogative. E al Pd dice: «Discutiamo insieme una nuova legge sulla cittadinanza».
Presidente Fico, la commissione di inchiesta sull’omicidio di
Giulio Regeni ha consegnato una relazione che è stata acquisita dalla
procura di Roma e ufficializza la responsabilità dei Servizi egiziani.
«Il
Parlamento ha svolto un ruolo incredibilmente prezioso. In questi anni,
la Camera è stata decisiva per tenere accesa una luce. Ringrazio Erasmo
Palazzotto e tutti i membri della commissione per aver svolto un lavoro
difficile e complicato grazie al quale oggi abbiamo una prima relazione
ufficiale che mette nero su bianco quel che è stato fatto a Giulio
Regeni: il sequestro, le torture, l’uccisione da parte dei servizi di
sicurezza egiziani. Aggiungo che non avremmo le informazioni che abbiamo
se non fosse stato per il lavoro incessante della magistratura, che
ringrazio per non aver mai mollato».
Quali devono essere i prossimi passi?
«Sono convinto che il processo abbia subito solo uno stop e spero ricominci il prima possibile: non vogliamo solo verità, ma che i responsabili siano condannati».
Né il ministro degli Esteri Luigi Di Maio né il presidente
del Consiglio Mario Draghi hanno detto nulla dopo la consegna della
relazione. Come giudica il silenzio del governo?
«Dico solo
che si tratta di una questione di Stato che deve coinvolgere tutti i
livelli perché il bisogno di verità e giustizia su quanto accaduto a un
ricercatore italiano di 28 anni in terra straniera non appartiene solo
alla sua famiglia, ma a un intero Paese, alla sua dignità».
Il Consiglio dei ministri di oggi ha fermato Draghi che
voleva inserire un contributo di solidarietà sui redditi oltre i 75mila
euro per alleviare il costo delle bollette a chi è più in difficoltà.
Che ne pensa?
«Non posso entrare nel merito delle
discussioni del Consiglio dei ministri o della cabina di regia. La
questione delle bollette va però risolta, so che il governo ci sta
lavorando e sono fiducioso. Credo anche che un contributo da parte delle
persone più facoltose sia sempre un buon segnale di solidarietà nei
confronti di chi fa fatica».
La legge di Bilancio andrà prima al Senato. Non teme – come
già accaduto l’anno scorso a parti invertite – che la Camera riesca solo
a ratificarla?
«Negli anni scorsi avevo chiesto di
velocizzare l’iter della legge di Bilancio in modo da facilitare le due
letture. Ora spero sia calendarizzata il prima possibile in Senato e che
la Camera possa lavorare a modifiche. Lo dico dal 2018, è una storia
che purtroppo si ripete con governi diversi, presidenti di Parlamento
diversi e che in qualche modo va risolta».
O si rischia di dare ragione a chi dice che il bicameralismo non funziona.
«Serve
un’organizzazione migliore anche nei rapporti con il governo. È vero
che siamo in pandemia, ma dobbiamo riuscire a riequilibrare il rapporto
tra le Camere e quello tra Parlamento ed esecutivo. Deve essere un
impegno per il futuro».
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