Roberto Fico: “Serve uno sforzo di unità per il Quirinale. Giusto che i più facoltosi aiutino chi fa fatica”
A proposito di impegni mancati: l’arrivo in aula della legge
sul fine vita è stato rinviato al 13 dicembre e i suoi sostenitori
temono finisca su un binario morto.
«Quello del Parlamento
sul fine vita è un ritardo assoluto e colpevole. La Corte Costituzionale
aveva provato a darci un tempo che non abbiamo rispettato. Oggi le
Camere devono assumersi la loro responsabilità fino in fondo: ci sono
persone che soffrono e per disguidi burocratici, penso alla storia di
Mario, continuano a soffrire. Bisogna colmare questo vuoto, non possiamo
ritardare ancora. Io la considero una legge di civiltà».
Il presidente della Repubblica ha chiarito ancora una volta
che esclude la possibilità di un bis. Teme si possa arrivare a una
situazione di spaccatura tale da portare a una crisi, o a una scelta al
ribasso?
«Da presidente della Camera ho un ruolo
istituzionale di garanzia che a maggior ragione riguarda l’elezione del
presidente della Repubblica, visto che convoco e presiedo il Parlamento
in seduta comune. Non parlo di scelte, ma credo che la politica possa e
debba fare uno sforzo di unità, senza distinzioni di parte tra
maggioranza e opposizione».
Dopo le amministrative, la vittoria comune a Napoli, ma anche tante divisioni, il percorso comune con il Pd si è raffreddato?
«Sono
convinto che con il Partito democratico ci sia un dialogo privilegiato,
che ci siano diversi punti comuni su cui abbiamo lavorato e dobbiamo
ancora lavorare. Non dobbiamo invece commettere l’errore di considerare
il nostro rapporto una sorta di cartello elettorale perché il Movimento è
un soggetto autonomo così come il Pd. Non condivido i continui discorsi
sulla presunta subalternità dell’uno o dell’altro: sui punti su cui non
siamo d’accordo serve un lavoro di sintesi, nel rispetto reciproco».
Il Pd lavora a una nuova legge sulla cittadinanza per i figli
degli immigrati che vivono nel nostro Paese, in una delle Agorà
lanciate da Enrico Letta. Lo condivide come punto comune su cui
lavorare?
«È un tema che va certamente discusso e su cui io sono d’accordo».
Il campo largo del nuovo Ulivo parte dal Movimento 5 stelle e arriva fino a Renzi e Calenda?
«In
questo momento dialoghiamo con il Pd e con le altre forze di sinistra.
Il campo largo va costruito con i movimenti civici di quell’area insieme
ai quali costruire un’agenda politica per arrivare a elezioni nel
2023».
Il governo Draghi regge fino al 2023?
«Credo che
la legislatura debba andare avanti fino al 2023: abbiamo delle scadenze
importantissime, siamo nella quarta ondata, c’è il Pnrr da mettere a
terra».
Giuseppe Conte ha sbagliato sulla Rai?
«Con il
presidente e con tutto il Movimento condividiamo una convinzione:
abbiamo bisogno di una legge che emancipi finalmente la Rai dai partiti,
una riforma strutturale che apra una nuova epoca e dia al servizio
pubblico una nuova mission. Perché la principale azienda culturale del
Paese sia autonoma e indipendente fino in fondo».
Reggerà le tensioni interne al Movimento: quelle nei gruppi
parlamentari, con Grillo che ogni tanto lo contraddice, con Di Maio che
sembra agire in solitaria?
«Conte è ben saldo. Sta dando
seguito al nuovo Statuto, dopo quelle dei vicepresidenti ci saranno
altre nomine. Sta facendo un ottimo lavoro e deve guardare al futuro e
alle sfide che ci aspettano, dalla transizione ecologica ai diritti
sociali. Siamo un Movimento radicale nelle idee, ma che riesce a essere
un ottimo stabilizzatore per il Paese».
Ormai è un partito. È d’accordo con la decisione di accedere al 2 per mille?
«Bisogna ricordare che il finanziamento pubblico è stato abolito grazie alle pressioni politiche del Movimento».
Lo ha fatto il governo guidato da Enrico Letta che voi non appoggiavate.
«Quando siamo entrati nei consigli regionali di Piemonte ed Emilia-Romagna avevamo diritto a un milione di euro di rimborsi elettorali e abbiamo detto: ma ne abbiamo spesi molti meno, com’è possibile? Non abbiamo dato l’iban. Lì è cominciata la nostra battaglia, che ha portato a quella legge. Il due per mille è un meccanismo volontario ed è stata una scelta consapevole degli iscritti».
LA STAMPA
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