I danni da ridurre al minimo

Fino a poco tempo fa, comunque, pensavamo in tanti che l’emergenza Covid fosse di breve durata. Ora si comincia a prendere atto che forse non sarà così, che l’eccezione potrebbe diventare regola, che saremo comunque minacciati a lungo (prima che la scienza riesca a trovare un rimedio definitivo) dal Covid. Anche perché in un mondo interdipendente, con le frontiere porose — e tanto più in società aperte come quelle occidentali — non c’è verso di allontanare definitivamente la minaccia dal proprio Paese se nel resto del mondo la pandemia continua a imperversare. Nemmeno nei casi, come quello italiano, in cui l’azione governativa sia risultata efficace nel contenimento della malattia.

Quali strategie porre in essere per tutelare il più possibile il sistema delle libertà nel medio-lungo termine senza compromettere la nostra capacità di impedire una nuova diffusione del virus? Si tratta di pensare al futuro in termini di minimizzazione del danno. Il danno c’è, ed è inevitabile. Come ridurne le conseguenze il più possibile?

Proviamo per un momento a immaginare (per meglio esorcizzarlo) lo scenario più cupo: una ripresa più o meno incontrollabile della diffusione del virus. Immaginate che in Paesi come il nostro il senso del pericolo svanisca o per lo meno si abbassino quelle barriere psicologiche che oggi spingono tante persone a muoversi con cautela. Immaginate che si diffonda l’illusione che l’emergenza sia definitivamente alle nostre spalle. Le conseguenze politiche sarebbero immediate. Alla centralizzazione del potere (di fatto) provocata dall’emergenza seguirebbe una sua nuova diluizione/diffusione. I governi perderebbero capacità di iniziativa. Per giunta, in Paesi come l’Italia, ove i rapporti centro-periferia (anche in materia sanitaria) sono resi confusi e difficili a causa dell’assetto istituzionale vigente, si andrebbe rapidamente verso forme di paralisi decisionale. Verrebbero meno le difese di fronte a una ripresa in grande stile dei contagi. Ne seguirebbero un’ennesima forte ondata di morti, strutture sanitarie al collasso, nuovi lockdown. Svanirebbero di nuovo le condizioni che sorreggono la vita ordinaria, ci sarebbe un nuovo blocco delle attività economiche all’interno dei Paesi. Per contagio, si andrebbe verso un crollo dell’economia internazionale. Quanto a lungo pensate che potrebbero resistere le democrazie? Quante democrazie sopravvivrebbero? Alcune forse sì ma molte si estinguerebbero. Magari senza che si verifichi nulla di spettacolare: niente colpi di Stato o altri fatti visibilmente traumatici. Semplicemente, una misura dopo l’altra, un passo alla volta, la democrazia si trasformerebbe in un regime autoritario o semi-autoritario.

Ciò significa che se dovremo convivere a lungo con la minaccia pandemica, dovremo anche conservare la capacità di distinguere. Tra le misure indispensabili e quelle che non lo sono. Dovremo capire che ci sono provvedimenti più o meno restrittivi della libertà che sono necessari per garantirci vita e salute ma anche per assicurare il mantenimento di condizioni di vita civile nonché un regime di libertà. Si tratterà, in ogni occasione, di scegliere il danno minore per evitarne uno maggiore.

Al momento sembra probabile che nel nostro futuro ci siano forme di vaccinazione obbligatoria annuale e che controlli (green pass o equivalenti) ci accompagnino a lungo. Ci sono tante restrizioni della libertà personale che accettiamo da sempre come ovvie e necessarie. Come l’assicurazione obbligatoria delle auto. O l’obbligo di mostrare i documenti se così richiesto da un agente di polizia. Dovremo accettare allo stesso modo i controlli sulle vaccinazioni. Nonché il fatto che i governi mantengano grande capacità di intervento in materia sanitaria. Per non trovarci domani in una crisi così grave da fare tracimare i poteri di quei governi in ogni ambito mettendo a rischio, questa volta sì, libertà e democrazia.

Ci sarà sempre, naturalmente, chi protesterà per la «intollerabile» violazione della sua libertà. Ma se sarà chiaro ai più che l’alternativa è fra due mali, riusciremo a capire quale sia il minore, e potremo anche arginare l’area della protesta. Persino le più litigiose democrazie possono sviluppare anticorpi che ne assicurino la sopravvivenza.

CORRIERE.IT

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